Foto Shutterstock

La città di Ravenna ha avuto per molto tempo un legame molto stretto con il pugilato.

Nel 2012 è scomparso a Ravenna, dove era nato nel 1928, Evo Savini, che disputò quasi 300 combattimenti tra i pesi gallo, piuma e leggeri.

Erede naturale del grande guerriero della sua città Vittorio Mendes Mancini, nel 1954 pareggiò a Forlì con il campione d’Italia Marcello Padovani mentre, in qualità di preparatore e manager, nel 1966 portò al titolo italiano un altro ravennate, Enrico Barlatti.

Nel 2018, presso il Palasport Angelo Costa si è tenuta una giornata celebrativa proprio in onore di campioni che hanno dato lustro alla boxe ravennate, come Martuzzi, Mancini, Savini, Barlatti e, da ultimo, Antonio Camerani.

Tuttavia, fu il 12 giugno 1988 che, presso lo stadio Benelli, si tenne l’evento più saliente della boxe romagnola.

In vetta al cartello svettava il confronto valevole per il titolo mondiale dei pesi medi tra Sumbu Kalambay e Robbie Sims.

Kalambay era ai tempi un pugile molto famoso e amato. L’avversario era l’americano Robbie Sims, capace di prevalere due anni prima contro un guerriero come “mani di pietra” Roberto Duran, leggendario pugile panamense.

Nell’incontro svoltosi a Ravenna, Kalambay partì da favorito. Le sue precedenti vittorie costituivano una garanzia di talento e di boxe intelligente, come raramente si vedeva, contro nomi in apparenza inavvicinabili.

Il match, originariamente organizzato presso il Pala Costa, fu collocata allo Stadio Benelli in vista di una maggiore affluenza di pubblico.

Quella sera, la favola di questo campione coronato dal talento e da un impegno ogni volta superiore alle attese, si arricchì di una nuova, bella pagina.

Sims venne battuto ai punti con verdetto unanime, non riuscendo mai a imporre il suo dinamismo, neppure sotto allo sguardo del fratello (per parte di madre) Marvin Marvelous Hagler, mitico e indiscusso re di quella stessa categoria tra il 1980 e il 1987.