Storia di un’infausta previsione
La Grotta del Re Tiberio si trova all’interno del Parco della Vena del Gesso Romagnola, nel territorio di Riolo Terme (RA), in località Borgo Rivola.
Altissimo valore archeologico e testimoniale, La grotta è nota alla letteratura archeologica italiana ed internazionale dalla metà dell’800 e il sito è uno dei più significativi dell’Italia centro-settentrionale, sia per continuità di frequentazione che per pluralità di destinazioni d’uso.
L’apertura al pubblico della Grotta del Re Tiberio (il 10 maggio 2014), ha segnato il punto d’arrivo di un percorso di ricerca iniziato quasi 150 anni fa con i pionieri dell’archeologia stratigrafica e proseguito a partire dal secolo scorso sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna.
L’allestimento del percorso di visita all’interno del sito e l’ampliamento dell’esposizione nella Rocca di Riolo, frutto di questa pluriennale attività di ricerca, fine di restituire la grotta alla fruizione della collettività.
La storia della Grotta rientra nelle tradizioni popolari della valle faentina e si perde lontana nei tempi, nascondendo qualche elemento di verità. L’origine di tale leggenda va ricercata nella storia antica riguardante questa grotta, nella quale affioravano numerosi reperti preistorici, rinvenuti da pastori o da occasionali visitatori.
A Borgo Rivola, antico paese della Valle del Senio nel Faentino (Ravenna) tra Riolo Terme e Casola Valsenio, si narra come in tempi molto antichi un re di nome Tiberio, per sfuggire alla profezia di un oracolo che gli aveva predetto una morte imminente perché colpito da un fulmine, si era insediato dentro una grotta esistente all’interno della vena del gesso romagnola. I rimase per molto tempo, con la famiglia e i sudditi. Nel timore si potesse avverare l’infausta previsione, non usciva in sostanza mai dal suo antro.
Un giorno però, stanco della clausura, chiese ad un servo di controllare quale tempo facesse all’esterno. La risposta fu tranquillizzante: tutto sereno, salvo un’innocua piccola nuvoletta. Montato a cavallo, Re Tiberio finalmente uscì dalla grotta e cavalcò verso il fiume, inebriato dalla luce del sole e dall’aria profumata dei fiori.
Poco dopo però l’innocua nube cominciò a crescere e diventare grande e scura, fino a coprire il sole. Visto il mutare della situazione, il re girò in fretta il cavallo e si precipitò al galoppo verso l’ingresso della cavità, ma non fece in tempo a entrarvi che l’accecante bagliore di un fulmine, seguito dal fragore cupo del tuono, lo colpì facendolo crollare a terra. Da allora la grotta porta il nome di Tana del Re Tiberio.