Porto Canale di Cesenatico
Veduta del Porto canale di Cesenatico con la parrocchiale di S.Giacomo (foto S.Togni)

Appena si nomina Leonardo da Vinci in Romagna, il pensiero corre al Porto Canale di Cesenatico. Tuttavia, il genio del Rinascimento, a cinquantanni suonati, attraversò la nostra regione in lungo e in largo, in compagnia dell’immancabile taccuino L, composto da 94 fogli e di appena 11×7 centimetri, nel quale annotava ogni cosa.

Il suo compito era quello di verificare la sicurezza dei territori, le condizioni delle fortificazioni e delle vie di comunicazione per conto del figlio dell’appena eletto papa Alessandro VI. Cesare Borgia, infatti, una volta eliminate tutte le signorie locali, nel 1501, pensò di fare di Cesena la sede governativa del ducato di Romagna chiamando a sé il migliore ingegnere dell’epoca, esperto di costruzioni militari.

Il giorno 8 agosto 1502 Leonardo passò da Rimini, in Piazza Cavour, e annotò il movimento dell’acqua che cadeva nella maestosa fontana della Pigna; il 10 e il 15 agosto a Cesena eseguì alcuni disegni del perimetro delle mura, poi sull’Appennino descrisse il modo particolare di appendere l’uva e osservò il sistema di comunicazione acustica dei pastori. Il 6 settembre, a Cesenatico, disegnò il Porto Canale con una prospettiva della città “a volo di uccello”, perché ripresa dall’alto della rocca medievale oggi completamente perduta.

A Faenza tratteggiò il Duomo ancora in costruzione, opera di Giuliano da Maiano di Fiesole, e ammirò i calanchi della valle del Lamone definendola “terra da far boccali”. Giunse in seguito ad Imola il 10 settembre e vi rimase fino al 10 dicembre, completando la famosa pianta dellacittà, oggi conservata nelle collezioni Windsor, ma già abbozzata nel 1473 da Danesio Maineri.

Nel frattempo il genio si lasciava andare a considerazioni di tipo anche etnografico: a Cesena annotò la stupidità della gente di Romagna definendola “capo di ogni grossezza di ingegno” per la costruzione di carri con le ruote anteriori più piccole delle posteriori.

Nei suoi numerosi disegni a sanguigna, Leonardo studiò un sistema di sbarramento per evitare le ingressioni marine nel borgo di Cesenatico, oggi meglio note come “porte vinciane”, disegnò la forma delle vele, degli scafi e delle prue, arrivando ai moderni studi di propulsione navale, come nel caso della prua a bulbo, realizzata per la prima volta nel 1932 nel transatlantico Rex di felliniana memoria e tuttora utilizzata dalle navi da crociera e dalle superpetroliere, in quanto migliora l’equilibrio tra potenza, spinta e velocità.

Nonostante con la morte di papa Alessandro VI l’avventura del figlio Cesare sia tragicamente finita nel 1503, possiamo ritenere il taccuino L di Leonardo l’unica traccia dei grandi sogni che il cosiddetto duca di Valentino aveva in mente di realizzare in Romagna.