La Cesta, la torre più alta di San Marino (foto S.Togni)

La Serenissima Repubblica di San Marino è la più piccola e antica repubblica del mondo, lodata perfino dall’ex presidente americano Lincoln quale massimo esempio di democrazia.

La sua silhouette inconfondibile si staglia all’orizzonte guardando da Nord, pressoché da qualsiasi angolo della terra di Romagna, verso Sud/Sud-Est.

Arroccata com’è sullo sperone roccioso calcareo che è rappresentato dal Monte Titano, a 750 metri di altitudine sul livello del mare, è impossibile non notare quella montagna a forma di triangolo scaleno che degrada verso l’Appennino ma punta con arroganza verso il Mare Adriatico.

La leggenda narra che Marino, scalpellino originario dell’isola di Arbe in Dalmazia, alla fine del III secolo venne in Italia, insieme a Leone (detto poi San Leo), per la ricostruzione delle mura di Ariminum e per sfuggire alla persecuzione contro i Cristiani perpetrata dall’imperatore Diocleziano, che risiedeva proprio nella città dalmata di Spalato.

Passeggiando lungo la costa dai lidi ravennati al riminese è facile scorgere addirittura i tre pinnacoli su cui sono state costruite le tre torri difensive, la Guaita, la Cesta e il Montale.

Passeggiando invece lungo il crinale appenninico dal faentino fino alla Val Marecchia, lo sperone a picco sul mare si stempera, ma è altrettanto facile avere la “vision di San Marino” di pascoliana memoria.

Il poeta Giovanni Pascoli, difatti, nella sua poesia “Romagna” nel 1891 definiva la sua terra “il paese ove, andando, ci accompagna l’azzurra vision di San Marino”.