Una leggenda tra il poetico e l’illusione
Nella baia di Vallugola intorno al 1600, Raffaele Adimari, storico riminese, riferisce che un pescatore, immergendosi in mare, avrebbe ritrovato resti di laterizi appartenenti ad una fantomatica città sommersa.
Una città forse di origine greca, citata da autori latini del V° sec. e poi probabilmente inabissatasi a causa o di un cataclisma naturale
Gli studi moderni rifiutano la presenza reale di questa centro abitato, chiamato da sempre dagli abitanti della zona tra le Marche e la Romagna, “Valbruna”.
Più probabilmente si tratta solamente di stratificazioni marine e depositi che hanno preso forme di torri e gigantesche mura solo scogli e formazioni geologiche, ma è davvero cosa rara che una leggenda duri così a lungo sempre uguale e viva a livello popolare per secoli.
Nelle testimonianze antiche è raccontata una piccola, ricca cittadina con colonnati e statue; forse un porticciolo commerciale, forse una cittadella fortificata posta alla difesa dell’antichissimo (e scomparso) porto militare di Vallugola.
I pescatori tramandano racconti di tempi andati , quando si pescavano con le reti reperti curiosi.
I sub s’immergono spesso nella zona; alcuni affermano di aver visto alcune rovine, altri di non aver trovato nulla
Eppure continuano ad affiorare nei fondali poco profondi di Vallugola, diversi reperti che consentono il prosieguo della leggenda e la crescita della curiosità di chi si immerge ancora alla ricerca delle sue tracce.
Di certo quel territorio fu sino al V secolo un fertile e attivo territorio romano;
Nel locale Museo della Regina sono conservati parecchi bei reperti databili fra il I secolo a.C. e il IV d.C.; vasi, contenitori in vetro, argilla, terracotta, dadi da gioco, bottiglie, boccali, brocche, ciotole, anfore.
Ma nessuna testimonianza della città sommersa.