Da favola a tragica Leggenda…
Il sepolcro di Barbara Manfredi è una tomba scolpita da Francesco di Simone Ferrucci da Fiesole per onorare la giovane Barbara Manfredi, prima moglie di Pino III Ordelaffi, signore di Forlì. Dobbiamo quest’opera scultorea ad una tragedia familiare.
Barbara muore improvvisamente e il padre di lei sospetta immediatamente del marito di averla avvelenata, per gelosia. Pino fa preparare per la sua sposa un sontuoso monumento funebre forse per sgravarsi la coscienza o solo per onorarne la memoria.
La storia di Barbara, figlia prediletta di Astorgio III dei Manfredi signori di Faenza, moglie di Pino III degli Ordelaffi signori di Forlì, corse lungo la via Emilia e si dipanò tra Faenza, Forlì e Forlimpopoli.
Vicende Politiche e scelte personali fecero si che la sua breve vita si tramandasse nei secoli dando vita alla leggenda.
Barbara era nata nel 1444 crescendo alla corte dei Manfredi. La politica familiare dell’epoca volle che lei e la sorella Elisabetta, in un periodo di rara sintonia tra la corte di Faenza e quella di Forlì, venissero date in sposa ai due signori di questa città, i fratelli Cecco e Pino Ordelaffi, in quella che sulle prime assunse i contorni di una bella fiaba.
Ma la Favola durò poco a causa della divisione della città. Da una parte i sostenitori di Cecco, che essendo il maggiore di età veniva considerato il vero signore, dall’altra la sempre più minacciosa fazione che sosteneva Pino il quale, essendo minore di un anno, si faceva le ossa al seguito dei maggiori condottieri dell’epoca.
Elisabetta, considerata da tutti Madonna di Forlì veniva colmata di attenzioni, mentre Barbara si sentiva trascurata e si lamentava col padre di essere “la più sventurata madonna d’Italia”, costretta dalla sorella a vestire come una servetta per non offuscarne l’immagine e sempre in secondo piano nelle attenzioni dei cortigiani.
Furono l’invidia e l’odio per la sorella e per Cecco, che portarono Barbara coinvolta nella preparazione di una congiura che fosse fatale al cognato. Cecco, nel 1466, fu imprigionato e più tardi ucciso.
Pino divenne così unico signore e Barbara acquisì il diritto di essere chiamata Madonna di Forlì. Ma la sua soddisfazione non durò che pochi mesi.
Aveva ventidue anni quando una pestilenza costrinse la corte a trasferirsi a Forlimpopoli per curarsi con la cosiddetta Acqua di Meldola, quando fu improvvisamente colta da un morbo violento e repentino che la portò alla morte in breve tempo.
Secondo la leggenda Pino entrò in possesso di una lettera che la moglie aveva affidato a un messaggero e venne così a conoscenza di una relazione tra Barbara ed un nobile forlivese, Giovanni Orcioli, che in quei mesi ricopriva la carica di podestà a Firenze. La giovane stessa aveva programmato un viaggio nella città toscana per le ultime settimane d’estate, ma quel viaggio non ebbe mai luogo.
Forse morì per cause naturali. Forse fu uccisa dal marito, ma il mistero ha fatto si che la sua storia goiugesse a noi tramutandosi in leggenda.
Nell’epitaffio, il marito volle che fosse scritto: “Pino Ordelaffi, figlio di Antonio, ordinò che fosse dedicato alla dolcissima moglie Barbara, figlia di Astorgio Manfredi, per le sue divine virtù. Barbara Manfredi visse ventidue anni, sei mesi e quattro giorni. Anno 1466”.