Sotto la Santarcangelo che vediamo oggi, se ne nasconde un’altra fatta da ben 153 ipogei scavati nella roccia…
Nata sul Colle Giove, la città di Santarcangelo è famosa per essere uno dei borghi più caratteristici della Romagna. Ma non tutti sanno che proprio sotto alla città che tutti ammiriamo se ne nasconde un’altra, molto più misteriosa.
Sono infatti gli ipogei, scavati nell’arenaria e nell’argilla, distribuiti su 3 livelli e collegati tra loro da pozzi, aperture e scale. Queste grotte sono di difficile accesso perché quasi tutte le entrate si collocano all’interno di case private.
Ne esistono a struttura semplice, ovvero quelli che presentano un corridoio e nicchie laterali e coperti da una volta a botte o crociera. Questi sono la maggior parte. Ve ne sono altri, solo 5, definiti a struttura complessa proprio per la struttura molto più articolata con stanze circolari e colonne decorative.
Ma qual era l’uso di tali ipogei? Il più grande studioso in merito, Luigi Renato Pedretti, le aveva definite una sorta di cantina per vino e alimenti, anche in virtù del fatto che quasi ogni casa ne presenta una. Inoltre la temperatura qui si mantiene costante sui 12/13 gradi, ottimale per il vino, soprattutto il Sangiovese.
Ma Pederetti ha dato anche spiegazioni più complesse che tengono in considerazione la perfezione della loro realizzazione e le decorazioni. Si ipotizza che fossero utilizzati nell’antichità come luogo di culto o basiliche da parte dei Monaci Basiliani, votati al monachesimo orientale. Ipotesi parlano anche di tombe etrusche o grotte paleocristiane, o sacelli di culto orientale dedicati al Dio Mitra.
Oltre al campo delle ipotesi non possiamo andare ma siamo invece sicuri che durante la seconda guerra mondiale venivano utilizzati come rifugio per gli abitanti. Ultima curiosità: leggenda vuole che essendo queste grotte comunicanti e dotate di passaggi segreti, custodirebbero numerosi telai in oro massiccio su cui vegliano ancora oggi gli spiriti degli antichi possessori…..