Cupola della Basilica di San Vitale a Ravenna (foto Shutterstock)

In origine era un martyrion, eretto in onore del santo martire Vitale da Milano. La sua pianta ottagonale è ottenuta dall’intersezione di due quadrati a 45 gradi.

La Basilica di San Vitale, la cui edificazione iniziò nel 526 d.C., sul modello di Santa Sofia a Costantinopoli, fu terminata nel 547, come chiesa imperiale, a testimonianza dei legami culturali tra Ravenna e Bisanzio.

La cupola, di 16 metri di diametro, è fatta di tubi fittili vuoti disposti ad anelli orizzontali.

La sua curvatura inizia da un tamburo intermedio costituito da due zone, una con nicchie poco profonde sugli angoli dell’ottagono poi, sopra, una con otto ampie finestre.

Dal VI secolo, con le riforme ecclesiastiche di papa Gregorio il Grande (540-604) la liturgia cristiana delle chiese ravennati, compresa San Vitale, era caratterizzata dai propri riti e canti: in particolare un canto della liturgia di questo periodo era intitolato “Illuxit avernis de tenebris de luce Deus di lux”.

La buona acustica di un luogo sacro come la basilica di San Vitale era perciò indispensabile.

Perciò, proprio perché la differenza di ascolto è dovuta alle dimensioni dell’ambiente e alle caratteristiche acustiche delle sue pareti, venne costruita in modo tale da potere essere contenuta interamente entro un cubo di 33 metri di lato.

Il nostro orecchio percepisce come distinti e chiari due suoni intervallati da almeno un decimo di secondo, tempo in cui le onde sonore, che in condizioni normali viaggiano a circa 330 m/s, percorrono circa 33 metri. Se invece la distanza tra la sorgente del suono e l’ostacolo è almeno la metà (circa 16,5 m) si ha l’eco, mentre quando i due suoni si sovrappongono parzialmente si ha il fenomeno del rimbombo.