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Umberto Boccioni, "Contadino al lavoro"

Un tempo, la religione era il pilastro fondante della vita quotidiana. Anche se la Romagna non è mai stata una terra molto “religiosa”, le feste hanno sempre scandito il tempo del lavoro nei campi

Il lavoro nei campi cominciava il giorno di Santa Caterina da Siena, il 30 aprile, e finiva il 25 novembre – sempre Santa Caterina, ma non quella da Siena.

Anche i contratti che i contadini stipulavano coi padroni scadevano lo stesso giorno, il 29 settembre. Era il giorno di San Michele Arcangelo, protettore dei pastori e delle greggi.

Persino la vendemmia seguiva rigide regole imposte dal calendario. Il vino, infatti, veniva pressato il giorno di San Martino (11 novembre).

Chi faceva il formaggio di fossa estraeva le forme il 25 novembre (sempre Santa Caterina).

L’annata agricola iniziava il giorno di Sant’Antonio, il 17 gennaio.

Questo santo era molto venerato – proteggeva gli animali, dopotutto –, ma anche temuto.

Il 25 marzo, invece, il giorno dell’Annunciazione di Maria, era la data in cui si mandavano i figli a lavorare come garzoni da altri contadini, per imparare.

Tradizionalmente, il 25 marzo veniva chiamato il giorno di “Madòna d’j garzòn”.