Capanni in valle
Padelloni lungo il corso del torrente Bevano (ph. S.Togni)

I bilancioni sospesi lungo i corsi d’acqua romagnoli disegnano paesaggi unici da salvaguarsadare

Il Reno, il Savio, il Lamone, i Fiumi Uniti, poi le pialasse, le valli, i canali di scolo, fino al canale Candiano. Nel ravennate tutto è acqua, strappata ai sedimenti dei fiumi o protetta nel corso dei secoli dalle bonifiche da un delicatissimo equilibrio tra il mare e la terra.

Lungo questi corsi o sulle loro rive, ecco apparire nella loro eleganza, i capanni da pesca, i cosiddetti “padelloni”, un tempo strumento di lavoro e vita e oggi piuttosto motivo di svago.

Abitazioni fragili solo in apparenza, costruite secondo tecniche antiche che qualcuno vorrebbe far risalire addirittura ai Celti che qui arrivarono prima dei Romani. Questi, scegliendo canna, erbe palustri e legno resistente all’umidità come faggio e leccio, costruirono capanne sull’antica laguna alto-adriatica, dislocate in punti strategici, come stazioni doganali a cui il pesce non poteva sfuggire. In queste acque per lo più salmastre e caratterizzare da una notevole variazione di salinità, le specie ittiche stabili sono poche, prevalentemente il pesce ago, il nono e il ghiozzetto.

La pesca avviene mediante grandi reti a bilancia, sollevate periodicamente, da cui deriva l’appellativo di bilancioni, l’altro nome dei padelloni.

Le bonifiche hanno eliminato molte di queste postazioni, ma con pazienza e costanza spesso sono risorte un poco oltre, sempre nel silenzio e nella natura immacolata.

A volte per raggiungerle occorre una zattera o un’imbarcazione a fondo piatto, tipica delle zone vallive come la batana, la burchiella o la maròta, poiché l’acqua è sempre bassa e piena di insidie.

I capanni sono un simbolo di solitudine ma anche di condivisione di un angolo di natura che, sempre più spesso, l’urbanizzazione tende a depredare, quindi essi rappresentano ormai parte integrante di un patrimonio da tutelare.

Capita di frequente che i forestieri, magari incuranti di monumenti centenari, vengano rapiti dal fascino dei padelloni. Ecco perché i capanni sono da salvaguardare e custodire come un bene prezioso, parte di un paesaggio immutabile da secoli.