Il 29 settembre si celebra in varie parti della nostra regione il comandante delle milizie celesti, con fiere importanti come quelle di Bagnacavallo e di Santarcangelo di Romagna.
Non si tratta tuttavia di un santo locale, tanto più che appartiene alla schiera degli arcangeli di tradizione giudaico-cristiana.
Il suo nome compare cinque volte nelle Scritture, fino all’Apocalisse, in cui San Michele rappresenta il principe degli angeli fedeli a Dio che scaccia il drago, Satana, e gli angeli ribelli.
Il suo ruolo di ‘giustiziere’ fa sì che il suo culto si sia diffuso maggiormente negli empori, come Santarcangelo o Bagnacavallo, importanti mercati del nostro territorio, in cui era indispensabile amministrare bene la giustizia e trattare in modo equo.
Da Brisighella a Bagnacavallo la collegiata locale è intitolata all’angelo con la spada, così come a Santarcangelo, dove i celebri ipogei scavati nell’arenaria, erroneamente chiamata ‘tufo’, pare fossero luoghi in cui si praticava il culto dell’arcangelo Michele.
Il culto micaelico si è sviluppato, infatti, in un contesto di religiosità arcaica che in Italia va dalla Sacra di San Michele, fondata nel X secolo dal vescovo di Ravenna San Giovanni Vincenzo presso Torino, alla grotta di Monte Sant’Angelo nel Gargano.