Scorcio della facciata della chiesa di San Domenico a Ravenna (foto Shutterstock)

Dopo la morte di San Domenico avvenuta a Bologna il 6 agosto 1221, il culto di San Domenico si diffonde ben presto nella vicina Romagna.

È del 1223 la prima chiesa eretta a Faenza in un appezzamento di terreno occupato da vigneti, dove i frati domenicani costruirono una chiesa e un convento dedicati a Sant’Andrea in vineis.

A Forlì, poco dopo Imola, i domenicani fondarono San Giacomo già dal 1230, laddove ora sorge una grande spazio espositivo noto a livello internazionale.

A Cesena invece saranno presenti solo dal 1250 mentre, da ultimo, a Ravenna arrivarono solo nella seconda metà del XIII secolo.

La chiesa di San Domenico, contestualmente alla costruzione di un convento, vide ampliare una precedente chiesa altomedievale che sorgeva nei pressi del Padenna, un canale collegato al Fiume Po, laddove in epoca romana sorgeva il Campidoglio.

La suggestiva facciata in mattoni ricorda molto da vicino quella della cattedrale di Faenza e la parte superiore della facciata incompiuta della basilica di San Petronio a Bologna.

Le imponenti dimensioni raggiunte nel 1374 sono riscontrabili tuttora, anche se buona parte degli archi ogivali impiegati per accogliere sepolture sono semi-interrati a causa della subsidenza.

Accanto a pitture frammentarie di età medievale visibili nella sacrestia e nella cappella del campanile, vennero collocate opere firmate da artisti locali di epoca tardo-rinascimentale come Luca Longhi e Nicolò Rondinelli.

Nel XVIII secolo l’edificio subì un radicale rifacimento e vennero modificati gli interni con l’aggiunta di opere neoclassiche di Camillo Morigia e Andrea Barbiani.

Tra alterne vicende, la chiesa fu in uso ai domenicani fino al 1797 ma, una volta dismesso l’uso di parrocchiale nel 1963, seguì il destino di molte altre chiese domenicane della Romagna, venendo abbandonata e sconsacrata.

L’unico riscatto all’abbandono, anche in seguito ai cedimenti dovuti al terremoto del 2012, resta l’impiego dell’imponente edificio come sede di mostre temporanee, beneficiando anche della centralissima posizione.