La cruna dell’ago dell’Impero Romano
Il primo avvenimento fondamentale della storia di Rimini riguarda un confine: il famoso passaggio di Cesare attraverso il vicino fiume Rubicone nel 49 a.C. prima di marciare su Roma è ricordato dalla celeberrima frase alea iacta est, ancora oggi incisa su di un cippo nella bella Piazza Tre Martiri che fu l’antico foro romano.
Dal 303 d.C., posta al confine con uno Stato indipendente come la Serenissima Repubblica di San Marino, diventa terra di confine anche col nascere delle Signorie, quando i Malatesta si contendono le Marche romagnole contro i duchi di Montefeltro di Urbino e il controllo della via del sale contro i Da Polenta di Ravenna.
I confini della stessa cittadina romagnola li tracciano bene i suoi due monumenti più eccellenti, uno a Nord, al termine dell’antica via consolare Emilia, il formidabile Ponte di Tiberio del 14 d.C., e l’altro a Sud, all’inizio della via Flaminia che giunge a Roma, l’arco di Augusto del 27 a.C., il più grande arco trionfale ad un solo fornice arrivato fino a noi dai tempi dell’Impero romano. Il ponte di Tiberio, detto anche ‘del diavolo’ in ragione della sua indistruttibilità ma anche della presenza di due tacche somiglianti all’impronta di piedi caprini, pare il solo sopravvissuto alle demolizioni delle forze armate tedesche e ai bombardamenti alleati della Seconda Guerra Mondiale.
E proprio durante l’ultimo conflitto venne a trovarsi al limite della cosiddetta Linea Gotica, poi ridefinita come Linea Christa, sotto il fuoco incrociato degli Alleati e dei Tedeschi e l’86% della città fu pesantemente bombardato tra il 1943 e il 1944. Alla fine, Rimini venne ribattezzata la Montecassino del Nord.
Ancora oggi Rimini marca il limes tra il Centro e il Nord Italia e, come duemila anni fa, funge ancora da ago della bilancia del benessere del nostro paese.