L’ex zuccherificio di Classe, presso Ravenna, così come la ex raffineria di zolfo voluta dal marchigiano Vito Almagià, rappresentano due degli esempi meglio riusciti di recupero e valorizzazione di archeologia industriale.
L’ex raffineria di zolfo Almagià, realizzata fra il 1887 e il 1888, entra in attività nel 1889 e produce 4.200 tonnellate di zolfo usato come polvere da sparo prima e in qualità di fitofarmaco agricolo poi, grazie a tre forni a otto storte attivi otto mesi all’anno, da novembre a giugno.
Lo zolfo raffinato, proveniente allo stato grezzo dalle colline forlivesi e dalle miniere di Perticara, è venduto sotto forma di mattonelle sia sul mercato nazionale che sul mercato estero.
La movimentazione di tutto è resa possibile grazie alla celebre tramvia che fino al 1930 collega Meldola e Forlì a Ravenna, ideata nel 1879 dall’ingegner Giulio Romagnoli di Forlì e da Giovanni Brusaporci di Meldola.
Quasi in contemporanea, la Società Ligure Ravennate per la coltivazione della barbabietola da zucchero si costituisce il 4 aprile 1899 e già nell’agosto 1900 lo stabilimento diventa operativo, effettuando la prima campagna saccarifera con una capacità di circa 3.500 quintali di barbabietole al giorno, fino a raggiungere gli 8.00 quintali nel 1907.
Nel 1930 lo zuccherificio di Classe entra a far parte del gruppo “Eridania” Zuccherifici Nazionali.
Il suo sviluppo rende necessario un ampliamento della stazione ferroviaria di Classe sulla linea Rimini-Ravenna per agevolare la movimentazione delle barbabietole, delle polpe e delle merci finite, con conseguente realizzazione di una pesa pubblica, tuttora esistente e musealizzata.
Negli anni della nascita del mercato europeo entrambe le fabbriche si ritrovano in serie difficoltà economiche.
L’ex raffineria di zolfo chiuderà nel 1983 per poi essere recuperata nel 2004 grazie ad un gruppo di associazioni culturali ravennati.
Quanto allo zuccherificio di Classe, dai 36.000 quintali di barbabietole lavorate giornalmente negli anni Settanta del secolo scorso, si giunge alla chiusura definitiva del 1981. Acquistato dal Comune di Ravenna, dal 2018 è sede del poderoso Classis, museo della città e del territorio.