La fuga degli Artusi dalla Romagna alla volta di Firenze
Il 25 gennaio 1851 -Artusi aveva 31 anni- la pacifica ed assonnata cittadina romagnola fu sconvolta dalla brutale incursione di brigantaggio operata dal bandito Stefano Pelloni detto il Passatore.
Il fatto delittuoso avvenne durante una fredda e piovigginosa notte invernale, nella quale tutte le famiglie facoltose del paese erano al teatro civico, successivamente intitolato a G. Verdi, per assistere alla rappresentazione del dramma Morte di Sisara, e precisamente all’inizio del secondo atto, sotto la minaccia dei “tromboni” la banda del Passatore, composta da 16 malfattori prese in ostaggio i presenti, obbligandoli a consegnare gioielli e somme ingenti.
La famiglia Artusi non era presente in sala, cosicché i briganti si recarono sotto la loro casa, che era poco distante e “convinsero” sotto la minaccia delle armi un amico di famiglia, tale Ruggero Ricci a trovare il modo di far aprire l’Artusi. Il Ricci, spaventato e nell’impossibilità di poter reagire, batté ripetutamente alla porta di casa, urlando ad Agostino di aprire, in quanto erano giunti da Rimini dei facoltosi commercianti di zucchero, caffè ed altre spezie, per cui vi sarebbero stati sicuri affari. Agostino, affacciato alla finestra del primo piano, ascoltò e fidandosi dell’amico Ruggero, scese ed aprì la porta.
I banditi malmenando i presenti invasero e depredarono la casa, due delle sorelle, Rosa e Maria Franca riuscirono a mettersi in salvo, nascondendosi all’interno di un camino, tirando a sé la copertura parafuoco dello stesso. Purtroppo la sorella ventiquattrenne, Geltrude Marianna (chiamata abitualmente Gertrude), atterrita ed inseguita nelle buie stanze, “dopo una lotta disperata con alcuni di costoro” subì violenza da parte degli stessi. Solo successivamente poté sottrarsi a tale scempio scappando dall’abbaino su per i tetti delle case adiacenti. Fu poi ricondotta a casa dal vicinato in un profondo stato di shock. A seguito di tale vessazione iniziarono i primi cenni di disagio e poi di pazzia, tanto che il 16 Luglio 1855 fu ricoverata nel manicomio di Pesaro, dove a 49 anni morì.
Pochi giorni dopo la violenza, Pellegrino si rivolse ai genitori esternando questa risoluta decisione: “Io vi lascio per sempre, ritorno a Firenze, seguitemi se credete”. L’energica decisione convinse i genitori e, precisamente nel maggio 1851, gli Artusi, ancora scioccati dall’orribile vicenda e delusi dal “tradimento” dell’amico Ruggero, non sentendosi affatto tutelati dalle autorità cittadine ed anche a causa del continuo imperversare della banda del Passatore, decisero di lasciare definitivamente Forlimpopoli e trasferirsi in un luogo più sicuro, di gusto e civiltà. Vennero frettolosamente vendute casa e bottega, dopodiché la famiglia traslocò a Firenze