
Un acquerello, oggi conservato alla Biblioteca Comunale di Faenza, ci fa immaginare come doveva essere il mulino faentino nell’antichità
Il principio del funzionamento dei mulini era già noto in epoca antica e rimase invariato per molti secoli. I meccanismi erano sempre gli stessi: la caduta dell’acqua metteva in movimento ruote e pale poste in maniera verticale principalmente, altre volte in maniera orizzontale.
I mulini erano anche punti di incontro e per questo avevano anche una valenza sociale. I contadini vi andavano a macinare, vi si fermavano i mercanti che portavano notizie. I mulini non erano tutti uguali ma variavano soprattutto in base alla posizione. Più piccoli quelli collinari ma più fitti, e più grandi, anche se maggiormente diradati, quelli in pianura.
Purtroppo non rimangono molte tracce di mulini antichi al giorno d’oggi, ma sicuramente resti iconografici, come un bellissimo inchiostro acquerellato del mulino di Batticuccolo di Faenza. Nel disegno si notano tre porte d’uscita per le acque del canale. L’edificio ha due piani elevati e uno seminterrato. In quest’ultimo vi sono le ruote, al primo piano le macine e infine al secondo l’abitazione del mugnaio.
Il disegno ci dà quindi una visione dettagliata di come doveva essere il mulino. L’opera è conservata alla Biblioteca Comunale di Faenza.