Cresciuta in una nobile famiglia ravennate, tradusse Leibniz e Schelling in italiano e incoraggiò la diffusione di opere di Kant, Hegel e Spinoza, grazie alla perfetta conoscenza della lingua tedesca, oltre che di quella inglese.
A 17 anni sposò il marchese Florenzi poi, rimasta vedova, dopo tre anni convolò nuovamente a nozze con l’inglese Evelyn Waddington nel 1836.
Consapevole della sua avvenenza, tuttavia, già a 19 anni, nel febbraio 1821, si introdusse ad un ballo di Carnevale presso il magnifico Palazzo Torlonia di Roma, poi demolito per fare posto al Vittoriano.
Qui conobbe Ludwig I di Wittelsbach, futuro re di Baviera dal 1825 al 1848, colui che promosse l’Oktoberfest a Monaco di Baviera, che pare avesse un debole per le gentildonne italiane.
Con lui Marianna ebbe un corposo scambio epistolare: circa 3.000 lettere nel corso della sua vita, in parte perdute. A testimoniare questo amore extraconiugale per entrambi, ci furono anche molti regali, come dei preziosi cristalli di Boemia.
La traduttrice ravennate sostenne il movimento nazionale italiano e nel 1850 pubblicò Confutazione del socialismo e comunismo che, come molti dei suoi altri lavori, finì tra i libri proibiti dal governo pontificio.
Marianna scrisse opere poetiche e filosofiche, saggi sul socialismo ed il comunismo, saggi di filosofia, ontologia e cosmologia, psicologia, logica e sull’immortalità dell’anima, tutti messi all’indice.
Morì a Firenze nel 1870, rivalutata solo molti anni dopo dal filosofo Giovanni Gentile, sottolineandone l’originalità speculativa.