La radice del nome Brisighella è brix, che in celtico indica un luogo scosceso, e fa rima con Picatrix, il famoso Trattato di magia astrologico-talismanica che per secoli fu bollato come opera satanica ed empia e che, il 21 maggio 1536, era stato ricopiato clandestinamente proprio nella casa con due ingressi presso il palazzo comunale del borgo medievale.
Quello che oggi si fregia del titolo di uno dei borghi più belli d’Italia è, insomma, un luogo magico.
Per provarlo basta ascoltare le vecchie leggende che riguardano i tre colli: il primo ad essere edificato nel XIII secolo è quello dell’odierna Torre dell’Orologio da cui il condottiero Maghinardo Pagani, nei giorni di tempesta pare che ancora oggi inveisca contro il signore di Faenza, Francesco Manfredi, che nel XIV secolo gli soffiò il controllo del castrum gissi fortificando il colle di fronte con una possente rocca.
Durante la sua lunga carriera militare, Maghinardo, nato nell’alta valle del Senio, combatté con i Guelfi nella battaglia di Campaldino nel 1289, a cui prese parte anche Dante Alighieri. Fu però un campione di parte ghibellina in Romagna, alleato con gli Ordelaffi di Forlì, fatto che gli meritò la condanna del Sommo Poeta nel canto XXVI dell’Inferno tra i voltagabbana e i consiglieri fraudolenti.
E che dire del terzo colle, quello più defilato col famoso Santuario della Madonna del Monticino? Pare che anticamente vi abitasse un vecchio mago che faceva sortilegi e ogni sette anni lanciava malefici alla vallata sottostante, cosicché i cristiani decisero di costruirvi un luogo di culto per debellare la credenza pagana.
E con probabile intento purificatorio venne edificata anche la Pieve di S. Giovanni in Ottavo o del Thò, a pochi chilometri dal centro, sotto cui oggi, accedendo alla cripta, è possibile notare un interessante pozzo adibito alla fusione delle campane, il cui suono aveva la proprietà di purificare le terre circostanti dal demonio.