Foto di Augusto Rotondi, prima di morire nel 1950.

Classe 1830, nato a Villanova di Bagnacavallo in una famiglia di contadini, fu il capostipite di una generazioni di guaritori che operarono in Romagna fino ad una cinquantina di anni fa.

Luigiòn apprese da alcuni frati francescani i segreti delle erbe che trasmise a tutti i suoi figli: Augusto, Luigi, Ernesta, Antonio, Alfredo e Achille.

Ognuno di loro divenne famoso col nome Zambutèn, ma operarono in diverse località romagnole proprio per non farsi concorrenza.

Per ricambiare il lavoro svolto da Luigi presso il convento, i frati gli concessero l’ospitalità e l’accesso alla loro piccola officina, dove lavoravano le erbe officinali e confezionavano pillole lassative.

A quei tempi, si pensava che, liberando l’intestino molti altri disturbi se ne andassero coi residui biologici espulsi. Tale funzione fisiologica era considerata così importante al punto da essere chiamata ‘beneficio’: «Il signore ha avuto il beneficio? Deo gratias!».

Prima di tornare a Villanova, i frati gli regalarono anche tre libri antichi con le loro ricette, grazie ai quali iniziò la sua attività di erborista per procurarsi da vivere ma anche per aiutare i malati che non potevano permettersi un medico.

Il conte Filippo Guarini scrisse nel 1896: «Luigi Rotondi, contadino domiciliato a Villanova di Bagnacavallo, è notissimo col soprannome di ‘Zambutèn’ esercita da qualche anno la medicina, come ciarlatano od empirico e quando viene a Forlì ha grande concorso per certe sue polveri e pillole, che in verità hanno guarito varie persone. È uomo di modestissima apparenza e senza chiacchiere; lo aiuta suo figlio Augusto». 

Aurelio Angelucci, che lo riforniva di ramarri per le sue misture segrete, ricorda che E’ Sgnor Avgusto curò anche la moglie di Mussolini. Per questo era di casa alla Rocca delle Caminate che raggiungeva in moto.

Augusto Rotondi, infatti, sfruttando le doti paterne, cominciò ad esercitare l’attività di guaritore e speziale proprio a Forlì, sempre col soprannome di Zambutèn, con cui ormai si indicava la discendenza dei Rotondi ma anche la professione.