Lunetta di S. Lorenzo all'interno del Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna (foto S.Togni)

Tutti sappiamo che San Lorenzo è associato alla notte delle stelle cadenti del 10 agosto, il giorno dell’anno 258 d.C. in cui fu ucciso a Roma, durante le persecuzioni contro i Cristiani.

La leggenda tramandata da sant’Ambrogio narra che venne bruciato sopra una graticola, un supplizio che ispirerà opere d’arte, testi di pietà e detti popolari per secoli.

Solitamente si dice, infatti, che anche il celebre mosaico della lunetta frontale all’ingresso del cosiddetto Mausoleo di Galla Placidia (V sec.) a Ravenna sia ispirata a tale accadimento. Tuttavia, non tutti sono d’accordo.

L’imperatore Valeriano non ordinò mai torture e si può ritenere con una certa sicurezza che Lorenzo sia stato decapitato come Sisto II, Cipriano e tanti altri martiri del tempo. Sulla sua una tomba sulla via Tiburtina, Costantino costruirà una basilica, poi ingrandita e rimaneggiata nel corso dei secoli.

Allora, cosa rappresenta il mosaico del Mausoleo di Galla Placidia? Chi è l’uomo che porta la croce sulla spalla con un libro in mano?

Dal IV secolo, si diffuse in tutto l’impero Romano l’eresia ariana che si rifaceva ad un testo o un vangelo andato perduto, forse proprio quel libro che il probabile Cristo del mosaico paleocristiano sta per gettare nel fuoco e che si contrappone ai quattro vangeli canonici. A questi corrispondono infatti, ai quattro lati del tamburo della cupola, i loro simboli: il leone di San Marco, il bue alato di San Luca, l’angelo di San Matteo e l’aquila di San Giovanni.

A far da compendio a questi mosaici, il celeberrimo fondo blu indaco tempestato di oltre trecento stelline dorate, interpretate da molti come le ‘lacrime di San Lorenzo’, che pare abbiano ispirato Dante Alighieri nella stesura della Divina Commedia e che certamente ispirarono Cole Porter quando scrive la canzone “Night and Day” nel 1920.