Un volume dell'Archivio storico diocesano di Ravenna (http://archivio.diocesiravennacervia.it/)

Presso l’Archivio storico diocesano di Ravenna e Cervia è esposta la più antica poesia della letteratura italiana, redatta da un anonimo tra il XII e il XIII secolo, sul modello provenzale.

La preziosa scoperta fu fatta da Giovanni Muzzioli nel 1938, mentre studiava le carte del fondo del Monastero femminile di Sant’Andrea, sul retro di un documento notarile del 1127 attestante la vendita di una casa.

Fino a qualche anno fa si pensava che il vero inventore della poesia amorosa in Italia fosse Giacomo da Lentini, capofila della scuola siciliana. Questa canzone d’amore, però, la precede di almeno un ventennio e pare, quindi, la più antica attestazione della lirica profana italiana.

In calce al componimento è presente anche una notazione musicale, che ha permesso di risalire alla musica di accompagnamento alla sua lettura, come mostrato dal CD realizzato nel 2005 grazie alla collaborazione della facoltà di Musicologia dell’Università di Pavia.

L’incipit del testo recita così:

Quando eu stava in le tu’ cathene,
oi Amor, me fisti demandare
s’eu volesse sufirir le pene
ou le tu’ rechiçe abandunare,
k’ènno grand’e de sperança plene,
cun ver dire, sempre voln’andare.

(Parafrasi: “Quando stavo nelle tue catene, o Amore, mi facesti chiedere se volessi soffrire le pene oppure rinunciare alle tue ricchezze, che sono grandi e, a dire il vero, sono sempre piene di speranza.”).