Interno biblioteca malatestiana
Interno della Biblioteca Malatestiana

Cesena conserva un gioiello del Rinascimento inserito dall’Unesco nel Registro della Mémoire du Monde, unico esempio di biblioteca monastica umanistica giunta fino a noi perfettamente conservata.

L’edificio, inaugurato nel 1452, si deve a Malatesta Novello, che a 15 anni diventò signore di Cesena, condividendo col fratello Sigismondo il controllo della Romagna.

La sua indole di letterato, tuttavia, pare sia stata plasmata dalla moglie Violante da Montefeltro, promessagli in sposa a lui a soli 4 anni, in qualità di anello di unione tra due famiglie rivali.

La sua formazione di matrice francescana e agostiniana ebbe un ruolo decisivo nell’ubicazione e nella realizzazione della biblioteca, all’interno dell’antico convento di San Francesco.

Il cardinale Bessarione, legato a Bologna nel 1450, commissionò un ciclo di corali che però non riuscì ad inviare a Costantinopoli presa dai Turchi nel 1453, così li donò al convento dell’Osservanza di Cesena in virtù dell’amicizia che aveva per la famiglia Malatesta e, soprattutto, per Violante, fine umanista e probabilmente più colta del marito stesso.

A lei forse si deve la farfalla rappresentata a margine di molti codici trascritti apposta per la biblioteca, come riferimento alla sua apparente fragilità.

A corollario dell’imponente produzione dello scriptorium voluto da Malatesta Novello, ben 126 codici con gli stemmi della famiglia, lo steccato e le tre teste, ci sono il fondo conventuale dei Francescani e il gruppo di codici appartenuti al medico personale del signore di Cesena, Giovanni di Marco.

Si tratta di opere di teologia, filosofia, scienza, medicina, diritto civile e canonico, redatte in latino, greco, ebraico tra il IX e il XV secolo; 14 codici in scrittura umanistica contengono i testi di Sant’Agostino, molto apprezzato dal Malatesta.

Il codice più antico è dell’inizio del IX secolo e riporta i testi del teologo Isidoro da Siviglia.

Tra i 20 copisti attivi ai tempi del Malatesta, si citano Jacopo da Pergola, il francese Jean d’Epinal autore di 40 codici, nonché correttore di altri codici, che ottenne la cittadinanza sposando una cesenate, e Francesco da Figlìne, cappellano di Malatesta Novello e primo custode della biblioteca.

Nel 1432 Novello pagò un codice manoscritto 80 ducati d’oro, denaro che all’epoca serviva ad acquistare una casa.

I volumi così, in ragione della loro pregevolezza, venivano legati ad una catenella e venne emesso un documento di scomunica a chi avesse sottratto volumi dalla biblioteca.

Per non alterare i volumi, ancora oggi, la biblioteca è priva di riscaldamento e luce elettrica: la luce naturale che entra dalle finestre si distribuisce in maniera uniforme dei 58 plutei e illumina l’intonaco verde che contrasta col pavimento in cotto rosso e le colonne bianche.

Tra i bibliotecari della Malatestiana dal 1909 si annovera il cesenate Renato Serra che si portò in guerra i Dialoghi di Platone, volume che tornò nella cassetta, dopo la sua morte avvenuta a Podgora nel 1915.