Sotto l’episcopato del Torreggiani, nel 1659, fu eretta una Cappella in Duomo in suo onore affrescata da Domenico Barbiani, dove ancor oggi si custodisce la sacra icona.
La piccola icona sacra della Madonna del Sudore, raffigurante la Vergine incoronata con il Figlio, è stata a lungo venerata dal popolo nel corso dei secoli, ma mai troppo considerata dalla critica artistica.
Sono numerosi i miracoli che le sono attribuiti e l’appellativo “del Sudore” le fu assegnato quasi certamente nel 1512 in occasione della Battaglia di Ravenna, quando la Madonna sudò sangue.
Successivamente è testimoniata la sua essudazione nel corso della peste del 1630.
Nel 1675 il ravennate Pietro Menghi donò a Pietro Monti di Castel del Rio, nella Diocesi di Imola, una copia su tela dell’immagine della Vergine del Sudore che, poi, la donò al Comune grazie a cui venne edificata una chiesetta.
Anche nella chiesa di San Carlino, a Ravenna, c’è una memoria legata alla Madonna del Sudore: il tabernacolo rinascimentale sulla parete sinistra era in origine nella Cappella del Sacramento, in Cattedrale, da dove, successivamente, era stato trasferito nella Cappella della Madonna del Sudore.
Per ricordare questo culto mariano in San Carlino, un bassorilievo marmoreo chiaramente ispirato alla Madonna del Sudore raffigura la stessa Vergine incoronata.
Anche nel Borgo San Rocco si vedono immagini della Madonna del Sudore affisse sulla facciata di alcune abitazioni.
Questa immagine votiva, unicum tra le opere trecentesche coeve di scuola riminese, dopo il restauro del 1958 ha mostrato anche delle iscrizioni sul verso della tavoletta, che ricordano la venerazione dell’icona nell’agosto 1937.