La cripta, dal greco ‘nascosto’, è un vano ricavato sotto la zona absidale della chiesa medievale, spesso con la funzione di ospitare tombe di persone importanti.
A Ravenna quasi tutte le basiliche ne erano provviste, dalla Basilica Ursiana, oggi il Duomo che ospita la sepoltura del cardinal Tonini, alla Basilica di Sant’Apollinare in Classe.
Ma le due cripte più note sono certamente quella perennemente allagata della Basilica di San Francesco, in cui venne sepolto il Sommo Poeta nel 1321, e quella ubicata all’interno del Palazzo della Provincia.
Quest’ultima, a pochi passi dalla zona dantesca, venne realizzata alla fine del XVIII secolo, allo scopo di seppellire i defunti della famiglia Rasponi.
Il primo vano, sormontato da una torretta neogotica di fine Ottocento, è coperto da una volta semisferica in mattoni al cui centro si trova una palla di pietra con l’iscrizione “Sic vita pendet ab alto” (Così la vita scende dall’alto), mentre il secondo è un piccolo presbiterio con un altare per le eventuali funzioni religiose.
Da diversi anni questo ambiente ospita opere a mosaico di alcuni artisti locali contemporanei come Valeria Ercolani e Felice Nittolo, che fanno da contrappeso ai motivi ornamentali del pavimento mosaicato proveniente dalla scomparsa Basilica di San Severo (VI secolo d.C.).
Usciti dalla cripta, le scale raggiungono un terrazzo che dà sul voltone del 1839, che un tempo collegava Palazzo Rasponi alle scuderie e ai magazzini.
L’arco di accesso è realizzato con l’antico quadrante dell’orologio che stava sulla facciata delle chiese di San Sebastiano e San Marco in Piazza del Popolo prima che l’architetto Morigia rimaneggiasse tutto l’edificio nel 1783.
Il belvedere panoramico che dà sulla zona dantesca e che fu il pezzo forte del lussuoso Hotel Byron di fine Ottocento e inizio Novecento riallaccia il legame con la più famosa e vicina cripta di San Francesco.