Il pozzale del chiostro grande della Biblioteca Classense di Ravenna (foto S.Togni)

La Biblioteca Classense di Ravenna, porta questo nome dall’antica abbazia camaldolese di Classe, ed è biblioteca pubblica municipale dal 1803, nonché istituzione omonima dal 2002.

La costruzione dell’abbazia ha inizio nel 1512, quando i monaci sono costretti a trasferirsi dal monastero di Classe, saccheggiato durante la Battaglia di Ravenna, nei loro possedimenti in città. Per tre secoli l’Abbazia è stata oggetto di continui ampliamenti, divenendo nel corso dei secoli uno dei più grandi e maestosi monumenti dell’Ordine Camaldolese.

All’ingresso si trova il chiostro con la facciata barocca di Giuseppe Antonio Soratini (1682-1762), seguito dal vestibolo cinquecentesco che porta al grande refettorio, noto dal 1921 come Sala dantesca, con arredi lignei e dipinti, tra i quali spicca il dipinto cinquecentesco de Le Nozze di Cana di Luca Longhi.  

Sempre al pianterreno, è ubicata la chiesa di San Romualdo, realizzata sul progetto dell’architetto Luca Danesi (1598-1672) e decorata dai pittori Giovanni Battista Barbiani (1593-1650) e Cesare Pronti (1626-1708).

L’antica sacrestia, chiamata Sala Muratori dal nome dell’ex direttore della biblioteca che qui passò trent’anni della sua vita ai primi del Novecento, è arricchita da La Resurrezione di Lazzaro di Francesco Zaganelli (1465-1532).

Dietro la Manica Lunga, adibita un tempo a cantine e stalle e oggi a sede espositiva, si trova il Chiostro grande, edificato agli inizi del Seicento, con l’elegante pozzale disegnato da Domenico Barbiani (1714-1777).

Dotata di un patrimonio librario di oltre 500.000 volumi e documenti multimediali, di 2000 manoscritti e migliaia di carteggi, nonché di una collezione di grafica e beni artistici e museali, di una mediateca e una biblioteca per adolescenti, la Classense occupa oggi circa 28.000 metri quadri.

Nel corso degli ultimi due secoli, ai fondi monastici si sono aggiunte le importanti raccolte di uomini illustri, quali l’architetto Camillo Morigia (1743-1795) e lo storico dell’arte Corrado Ricci (1858-1934), oltre all’ineguagliabile Raccolta dantesca, la più completa collezione di prime e rare edizioni dell’opera di Dante Alighieri, creata dall’editore Leo Samuel Olschki.