Abside della Cappella di S.Andrea presso il Museo arcivescovile di Ravenna (foto S.Togni)

La ricorrenza di Sant’Andrea cade il 30 novembre, in un periodo dell’anno in cui ricorrono vari altri santi noti e venerati sia dalla chiesa cattolica che da quella ortodossa, come Santa Cecilia, Santa Caterina d’Alessandria, Santa Lucia, San Nicola.

In Romagna, l’apostolo nato a Betsaida nel 6 a.C. e fratello di Simon Pietro, noto anche col nome di “protocleto” primo chiamato, è patrono di Alfero, Meldola e Bagnara di Romagna, ma è a Ravenna che il suo culto gode di particolare popolarità dal VI secolo d.C.

Oggi, tra gli otto siti riconosciuti dall’Unesco quali patrimonio mondiale dell’umanità, è annoverata proprio la Cappella di Sant’Andrea, l’oratorio privato degli arcivescovi ravennati che risale al Pontificato di Pietro II (494-519 d.C.), durante il regno del re ostrogoto Teoderico. Nella storia medievale, questo edificio è da considerarsi la più antica cappella di palazzo e, probabilmente, in ragione delle decorazioni musive, anche la più raffinata.

La dedicazione al santo apostolo pare derivi dall’arrivo nella città imperiale di una reliquia di Sant’Andrea per volere dell’arcivescovo Massimiano, che ancora oggi fa bella mostra di sé nei mosaici del catino absidale della basilica di San Vitale.

Massimiano, infatti, voleva portare a Ravenna, il corpo dell’apostolo Andrea ma l’imperatore Giustiniano glielo impedì, concedendogli di traslare solo una piccola reliquia. Così, dopo aver pregato tutta la notte davanti al corpo del santo, l’arcivescovo «prese una spada e, recitata una preghiera, recise la barba dell’apostolo fino al mento».

Secondo la tradizione, Massimiano «fu sepolto nella basilica di Sant’Andrea apostolo vicino all’altare, dove aveva deposto la barba del suddetto». 

A dispetto dei pochi resti ancora oggi visibili nella zona ercolana, non lontano dalla basilica ursiana corrispondente all’attuale duomo, dal V secolo a Ravenna esisteva una chiesa poi citata dalle fonti col nome di Monastero di Sant’Andrea Maggiore.

Il titolo di ‘Maggiore’ si deve alla presenza di un ennesimo edificio di culto dedicato al santo ucciso a Patrasso.

Il Monasterium santi Andreae apostoli ad fossam purtridam, meglio noto come Sant’Andrea dei Goti, era un edificio di culto fatto erigere da Teoderico utilizzando pietre e marmi delle mura dell’oppidum romano e del tempio di Giove.

Tale basilica venne demolita dai Veneziani nel 1457 che impiegarono le sue fondamenta per costruirvi sopra la Rocca Brancaleone, mentre alcuni dei suoi capitelli furono posti sopra le colonne del palazzetto veneziano che oggi campeggia in Piazza del Popolo.