Ogni comunità ha i suoi soggetti un po’ strani e i Romagnoli sono famosi per essere chiacchieroni e teste calde. Tuttavia, esistono alcuni tratti caratteriali che potremmo definire esclusivi della nostra terra.
E baléc, termine che viene da balocco, cioè fantoccio, perché pazzerello e stravagante, è definito anche ȥampêlg, nome dialettale del rospo smeraldino, dal manto alquanto bizzarro. Ha lo stesso significato del piemontese ‘balengo’, che pare abbia la stessa derivazione del termine ‘sbilenco’, sempre per indicare qualcuno che proprio normale non è: «l’è un pô baléc, mo l’è un brêv burdel»., è un po’ balecco ma è un bravo ragazzo.
E strégn è un tipo sdegnoso, serio e poco socievole, forse derivante dal provenzale ‘stragno’ estraneo o forse dal verbo ‘strenzar’, stringere, in ragione della sua chiusura mentale. È spesso sinonimo dispagogn, nel senso di abitante del ‘pagus’, del villaggio, quindi rozzo e chiuso in se stesso: «l’è strégn dur, un ciacara gnêca staj pest i pì», è proprio stregno e non parla nemmeno se gli pesti i piedi.
L’invurnì è uno poco sveglio e poco illuminato, che si fa spesso sopraffare dagli altri. La parola sembra giungere dall’antico latino ‘ebrionia’ che è la ‘sbornia’, da cui deriva anche il francese ‘ivrogne’.
Nessuno certamente ama sentirsi definire ‘balecco’, ‘stregno’, ‘spagogno’ o ‘invornito’ ma nemmeno sentirsi dare del più diffuso ‘patacca’, termini dialettali italianizzati spesso nella parlata familiare; tuttavia in ognuno di noi albergano reconditi questi caratteri da commedia dell’arte, pronti a far capolino nel momento meno opportuno.