targa posta in centro a Imola
Targa posta lungo la Via Emilia nel tratto che attraversa il centro di Imola (foto S.Togni)

Nella famosa filastrocca delle ‘sette sorelle’ di Romagna, Imola viene citata in un’accezione quantomeno particolare: Rèmin par navighê, Cisena par cantê, Furlè par balê, Ravena par magnê, Lugh par imbruiê, Fènza par lavurê, Iemla par…fê l’amor.

In breve, Imola sarebbe la città perfetta per ‘amoreggiare’, forse perché si trova appartata rispetto alle altre sedicenti sorelle. In verità, l’antica Forum Cornelii è tutt’altro che isolata, trovandosi lungo la storica via consolare Emilia, in una sorta di ‘terra di mezzo’, sul limes tra Emilia e Romagna.

Tale limes è ben evidenziato dalla targa posta lungo la via Emilia, a pochi passi dalla Farmacia della Scaletta risalente al 1766, che indica le rispettive distanze: 16 km da Faenza e 32 km da Bologna.

Imola condivide tutto con la Romagna, fin dall’antichità quando nel 412 d.C. fu teatro del matrimonio di Ataulfo, re dei Visigoti, con Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio il Grande e, a sua volta, imperatrice a Ravenna. In epoca cristiana, fu conosciuta anche col nome di Castrum Sancti Cassiani, in onore del santo patrono Cassiano da Imola, martirizzato sotto l’imperatore Diocleziano e raffigurato nella teoria dei santi in Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna.

Il conterraneo San Pier Crisologo fu vescovo della vicina città bizantina nel V secolo, allora capitale dell’Impero Romano d’Occidente. Dal 1434 fu dominio degli Sforza, signori di Milano ma di origini romagnole, e dal 1488 divenne la signoria di Caterina Sforza, detta la ‘leonessa di Romagna’.

Tuttavia con la vicina ed emiliana Bologna, condivide una grande passione: quella per i libri e per la cultura, incarnata dalla grandiosa biblioteca che trova posto negli spazi del complesso francescano della fine del XIV secolo. Qui, sul modello della Basilica di Assisi, i frati minori convenutali edificarono una chiesa superiore, ora sede del Teatro comunale “Ebe Stignani” mezzosoprano bagnacavallese, e una inferiore a navata unica.

Lo scalone del 1749, progettato da Alfonso Torregiani introduce all’Aula Magna a pianta quadrata mirabilmente affrescata, opera dell’architetto Cosimo Morelli. Uno spettacolo per gli occhi e la mente.