Nato a Rimini nel 1692, si forma in una famiglia di pittori, tanto da essere un discepolo del Cignani, ispirato a sua volta dallo stile di Guido Reni.
Di lui, tuttavia, ci resta un solo dipinto del 1723, che è la Consacrazione di Monsignor Maffeo Nicolò Farsetti, conservato presso il Palazzo Arcivescovile di Ravenna.
È però dal soggetto della sua tela che riceverà la commissione più importante della sua carriera di artista.
Dal 1734 si occuperà, infatti, della controversa ricostruzione del Duomo di Ravenna, opera che lo impegnò fino al 1745, grazie al quale fu nominato Cavaliere dell’Ordine dello Speron d’Oro.
Si trattava di rifare completamente l’antica Basilica Ursiana di epoca paleocristiana, già ampiamente modificata nel Cinquecento e di disegnare i pochi reperti originali, che costituiranno poi il nucleo del Lapidario Farsetti.
Sempre a Ravenna si dedica ai restauri barocchi della cappella Sancta Sanctorum nella Basilica di San Vitale, rimossi poi nel 1904, e alla costruzione delle chiese di Sant’Eufemia e di Santa Giustina, nel 1747.
Dopo alcuni incarichi a Fano, a Senigallia e a Pergola, finalmente comincia a lavorare a Rimini, sua città natale.
Qui opera nella fabbrica dell’antica Pescheria, di fronte al Palazzo comunale, e alla Torre dell’Orologio in Piazza Giulio Cesare, demolita nella parte superiore dopo il terremoto del 1875.
Nel 1755 ristruttura l’antico ponte romano sul fiume Uso a Santarcangelo di Romagna e si occupa dell’allestimento del Museo lapidario di Urbino, confermato la sua vocazione polivalente di pittore, progettista, restauratore e architetto, sensibile alla sperimentazione estetica del suo tempo.
Deceduto nel 1759, è sepolto in San Bernardino a Rimini.