Lo storico greco Erodoto, nel 430 a.C. ci racconta che Fetonte, figlio di Apollo e della ninfa Climene, cadde nell’Eridano, antico nome del fiume Po.
Gli amici di Fetonte, infatti, lo prendevano in giro perché non credevano che fosse il figlio del dio Apollo così lui, mortificato, un giorno chiese al padre di fargli portare il carro del Sole, in modo da dimostrare le sue origini. Una volta sul carro però, il giovane ebbe paura e il carro impazzì, bruciando tutto ciò che toccava; si dice che in quell’occasione ebbe origine il deserto del Sahara. Zeus allora, per salvare gli uomini dalla rovina certa, mandò una folgore su Fetonte che morì precipitando nell’Eridano. Zeus, impietosito del dolore delle Heliadi, sorelle di Fetonte, le tramutò in pioppi bianchi e le loro lacrime divennero gocce d’ambra.
Considerato che il primitivo delta del Po corrisponde all’attuale invaso delle Valli di Comacchio e che il ramo cosiddetto messanico del Po-Eridanus costeggiava due cordoni dunali che gli fecero da argini e che sono l’attuale argine Agosta e il cordone di Boscoforte, si può be affermare che il celebre mito greco si consumò in terra di Romagna.
A riprova di ciò, il fiume Reno che ora lambisce a Nord l’abitato di Sant’Alberto, è detto anche Po di Primaro.
Inoltre, analizzando l’antica cartografia della Bassa ravennate, il paese di Alfonsine si trova tra i due cordoni dunali, uno di sabbia e l’altro detto ‘linea della ghiaia’ del 1500 a.C., l’epoca delle grandi migrazioni greche, o meglio pelasgiche lungo l’Adriatico, perché proprio su quei rilievi di terra sabbiosa e ghiaiosa era possibile l’approdo.
Ecco perché gli Estensi indicavano quella che oggi conosciamo col nome di Romagna estense con il nome di ‘terre fetontiane‘.