Di fronte alle carceri si sviluppa un labirinto pavimentale del diametro di 9,5 metri e composto da 169 triangoli iniziato nel 2016 e inaugurato in occasione della Biennale del Mosaico del 2019.
Si tratta, infatti, di una installazione permanente in mosaico realizzata a cura dell’Associazione Dis-Ordine dei Cavalieri di Malta e di tutti i colori, formata da ex allievi ed insegnanti della Scuola d’Arte di Ravenna, con il coinvolgimento di artisti e mosaicisti affermati nonché degli ospiti della Casa Circondariale.
L’opera musiva è un percorso che richiama sia la tarsia pavimentale del labirinto di San Vitale che il verso dantesco «E quindi uscimmo a rivedere le stelle» (Inf. XXXIV, 139).
Il riferimento alla Divina Commedia è chiaro anche analizzando molte delle rappresentazioni che campeggiano all’interno dei triangolini.
Il linea di massima il labirinto descrive un percorso iniziatico, pressoché obbligato dall’interno all’esterno, dove si compie un cammino salvifico e di espiazione attraverso un costante mutamento della direzione di marcia.
La scelta del tema è attribuibile alla simbologia che il disegno del labirinto esprime in questo contesto: in uno spazio che crea disorientamento, gli ostacoli possono essere sormontati solamente da chi ha raggiunto un certo grado di consapevolezza.
L’uscita dal labirinto viene espressa come simbolo della rinascita grazie al superamento di un insieme di prove, riconducibile al cammino che devono compiere i carcerati per giungere alla riabilitazione.