Ginko biloba in autunno
Ginko Biloba di fronte alla Cattedrale di Forlì in periodo autunnale (foto S.Togni)

Ci sono luoghi di casa nostra, in cui possiamo subire il fascino di piante monumentali, maestose, come gli alberi secolari, che trasmettono un senso profondo di potenza e saggezza.

Il primo ‘alberone’ di una lunga lista è il Ginkgo biloba rintanato dietro al Liceo Ginnasio ‘Dante Alighieri’ di Ravenna, che specialmente in autunno attira code di fotografi, ammaliati dal colore giallo delle sue inconfondibili foglie a forma di ventaglio.

A sorvegliare uno dei siti più blasonati della città tre volte capitale, c’è il platano gigante del Mausoleo di Galla Placidia, presso il complesso San Vitale.

Tuttavia, la pianta forse più celebre del centro ravennate, resta la Quercus robur piantata da Giosuè Carducci in onore al Sommo Poeta dopo avere ricevuto il premio Nobel per la Letteratura nel 1906. Nel secondo dopoguerra, era usanza andare a raccogliere le ghiande della maestosa quercia, dette ‘carduccine’, come souvenir della zona dantesca.

Impossibile non citare gli elegantissimi pini ad ombrello delle meravigliose Pinete di Classe e San Vitale, cantate da tanti scrittori transitati lungo la costa adriatica e dipinta da tanti artisti.

La campagna, tuttavia, non è da meno con i suoi gelsi centenari: da quello di Boncellino di Bagnacavallo, testimonianza delle antiche colture di bachi da seta che costellavano la Romagna fino al secolo scorso, a quello pluricentenario di Bagnarola, sulla strada che congiunge Cesenatico a Cesena, appoggiato su enormi supporti metallici, ma sempre bellissimo perfino in inverno quando il tronco nodoso si svela in tutta la sua possanza.

Dal tiglio centenario di Alfonsine al pioppo bianco gigante di San Pancrazio alle querce del forlivese, quasi tutte appartenenti alla specie Quercus pubescens, i giganti buoni sono innumerevoli e tutti ugualmente eleganti.

Per restare nell’entroterra, uno spettacolo quanto mai commovente sono gli alberi di castagno centenari di Marradi, presso la Grotta del Romito, simbolo della forza dell’universo e della maestosità del tempo.