Vittima di un duello svoltosi a Imola nel 1501 per il possesso di una camicia arabescata in oro, la sua statua fu meta di molte visitatrici dell’antica capitale bizantina ai tempi del Grand Tour.
Nato a Ravenna intorno al 1455 e figlio di un notaio ravennate, Guidarello Guidarelli preferì sempre l’avventura, tanto che le cronache del tempo lo danno al soldo dei fiorentini, poi dei veneziani, in seguito di papa Alessandro VI e infine ancora della Serenissima.
La moglie di Guidarello, Benedetta Del Sale, di nobile casata ravennate a differenza del marito, lo fece eternare nel marmo di Carrara dall’abile mano dello scultore Tullio Lombardo.
La bellezza del monumento funebre era talmente celebre da far nascere la diceria, nota a livello europeo, secondo la quale qualunque fanciulla che l’avesse baciata si sarebbe sposata entro l’anno.
All’inizio del Novecento, grazie alla concessione dell’allora direttore dell’Accademia Vittorio Guaccimanni, una donna inglese in stato interessante rimase per settimane a contemplare estatica il volto del guerriero, al fine di imprimere le fattezze su quello del nascituro.
Recentemente l’opera d’arte è stata ripulita dalle tracce di rossetto impresse dalle numerose ammiratrici negli anni e ricollocata all’interno della Pinacoteca del Museo d’Arte della città di Ravenna, in mezzo a bellissime tele di Luca Longhi, Francesco Zaganelli e Nicolò Rondinelli.