Origini e storia del Palio del Niballo di Faenza
Il Palio del Niballo, nato in chiave moderna nel 1959, affonda le proprie radici storiche nel Medioevo faentino. La prima giostra di cui si hanno notizie è la Giostra del Barbarossa, una quintana voluta nel 1164 dall’imperatore Federico Barbarossa, ospite di Enrico e Guido Manfredi, volle testare le capacità nel combattimento dei faentini. In quella occasione si giostrò con armi di legno, per ottemperare alle disposizioni della Chiesa, in un orto detto Broylo posto dietro la casa dei Manfredi, nell’attuale via Baroncini (Rione Giallo). L’avvenimento resta a lungo impresso nella memoria popolare e, dopo quella del Barbarossa, nei secoli si correranno a Faenza altre quattro giostre.
Le prime notizie ufficiali sulla Quintana del Niballo risalgono al 1594, in tale data fu fatta richiesta al legato pontificio di Romagna per l’approvazione di due manifestazioni: La corsa dei Barbareschi da disputare il 29 di Giugno e una Giostra disputata l’ultima settimana di carnevale con un palio messo in premio dal Consiglio degli anziani, alla quale sembra legarsi l’attuale Palio. Quest’ultima ebbe un iter burocratico complesso e vide la luce solo due anni dopo, ne abbiamo notizia da un documento della magistratura del castello di Russi ”Quaderno del novo campione della città di Faenza”.
La Quintana, che aveva lo scopo di avvicinare la gioventù locale all’arte della cavalleria ed era prevista prima della corsa la presentazione dei Cavalieri al pubblico. La Giostra di Carnevale consisteva in una corsa a cavallo con una lancia in legno contro una quintana di ferro, chiamata in gergo popolare Niballo, il giudizio ultimo spettava all’ Alto Magistrato della giostra.
L’onore di partecipare era appannaggio dei nobili, mentre il popolo tifava per l’uno o per l’altro. Alcuni documenti confermano che questa competizione, alla quale si riallaccia l’odierno Palio del Niballo, si svolse fino al 1796.
Il termine Niballo, non trova in realtà nessun riscontro documentato della manifestazione, né si trova traccia del suo possibile significato etimologico. Le ipotesi più plausibili sono legate entrambe al nome di Annibale, Re dei Mori, la prima per l’origine araba del “gioco” importato dai crociati in tutta Europa; per la seconda Annibale impersonava in senso ampio il nemico moresco, il terribile saracino.