Jacopo da Forlì, noto anche come Giacomo dalla Torre, è stato un medico e filosofo del XIV secolo. La sua fama è dovuta al commentario alla Ars parva di Galeno e agli scritti su Ippocrate.
Tra il 1383 e il 1385 risulta come lettore di filosofia a Bologna, ma già negli anni precedenti dovette iniziare il suo insegnamento a Padova, dove fu maestro di Vittorino da Feltre . Tra il 1402 e il 1404, risulta come docente di arti e medicina a Ferrara, insieme con Marco da Forlì.
L’esemplarità del suo insegnamento è testimoniata soprattutto da due statuti dell’università padovana, del 1465 e del 1531, dove afferma che i professori di medicina pratica devono seguire i metodi e l’ordine degli argomenti proposti da Galeno.
Oggetto della sua attività di commentatore non furono solo le opere di Galeno, ma anche quelle di Ippocrate, di Avicenna, di Aristotele, che fecero scuola e Jacopo fu considerato un’autorità indiscussa. Rispetto ai classici, infatti, non assunse un atteggiamento di servile accettazione, ma cercò di porli in accordo con l’osservazione diretta dei fatti.
Dopo il recupero di Aristotele che era stato fatto nel corso del XIII secolo, l’opera del forlivese cerca per esempio di conciliare l’embriologia aristotelica con la fisiologia galenica, per mostrare che le differenze esistenti sono di scarsa rilevanza nei confronti della medicina pratica.
Tra le sue numerose opere legate all’insegnamento dell’ “arcidottore”, come era denominato all’epoca, è fondamentale In aphorismos Hippocratis expositiones cum quaestionibus, contenuta in un manoscritto della Biblioteca comunale di Siena.
Morì nel 1414 secondo quanto attesta un manoscritto conservato presso la Biblioteca Malatestiana di Cesena, anche se le cronache antiche non concordano, tanto che la targa odonomastica che lo ricorda nella sua città natale riporta la data del 1413.