Ancora oggi il suo paese natale ricorda Thomaso Garzoni con una strada, ma sono i suoi scritti dal taglio satirico-enciclopedico, redatti in appena sei anni, a renderlo uno scrittore assolutamente originale.

Entrato diciassettenne nell’Ordine dei Canonici Lateranensi presso il complesso di Santa Maria in Porto a Ravenna, questo religioso ligio alla propaganda del Concilio di Trento e studioso di diritto può ben definirsi un mago della parola.

Con prodigiosa inventiva, Garzoni scrive negli ultimi anni della sua breve esistenza le opere che lo rendono celebre in mezza Europa alla fine del Cinquecento, tra le quali: Il Teatro dei vari e diversi cervelli mondaniLe vite delle donne illustri della Sacra ScritturaL’hospidale de pazzi incurabiliLa sinagoga de gl’ignorantiIl serraglio degli stupori del mondo.

Il suo libro più imponente, di millecinquecento pagine, viene pubblicato a Venezia nel 1585 col titolo integrale di La Piazza Universale di tutte le professioni del mondo e nobili e ignobili, nuovamente formata et posta in luce da Thomaso Garzoni da Bagnacavallo.

Il canonico descrive gli spettacoli di attori ambulanti, ciarlatani e venditori di fumo; di saltimbanchi, buffoni, mimi e istrioni; parla di prostitute, ruffiani, borsaioli, imbroglioni e pellegrini che raccontano spudorate invenzioni su reliquie raccolte in Terra Santa.

Ci parla di un mondo fatto di maschere, con una vena comica che ricorda il collega francese François Rabelais, nel suo gusto di straparlare e usare una moltitudine di vocaboli, infilati qua e là nei discorsi eruditi, spesso per perorare la causa dei moralisti contro i truffatori di ogni professione.

Le sue espressioni colorite, gergali e umoristiche ci danno l’impressione che l’autore voglia parlare di truffe e imbrogli, in quanto anche la sua arte di scrittore imbroglia: i discorsi dotti si mescolano a battute e spiegazioni dal sapore colloquiale, tecnica impiegata spessi dagli imbonitori da fiera.

Il Garzoni impiega anche l’aggettivo “monstruoso” col significato di meraviglia del “monstrare”, il prodigio di far apparire certe cose inusitate, proprio come fanno i maghi.

La scrittura, insomma, diventa magia.