Re Teodorico il Grande a cavallo nella facciata di San Zeno a Verona (foto S.Togni)

Esistono piccole località appenniniche che racchiudono grandi storie: una di queste è Galeata, piccolo centro della valle del Bidente, che fornisce d’acqua Ravenna, antica capitale dell’Impero d’Occidente, fin dai tempi di Traiano.

La storia dell’antica ‘Mevaníola’, popolata nel IV secolo a.C. dagli Umbri che abbandonano la zona per sfuggire ai Galli Boi, da cui forse deriverebbe il nome più tardo di ‘Burgus Galiate’, si perde nella notte dei tempi.

È tuttavia con l’arrivo dei Romani che l’area viene provvista di un teatro e un centro termale, ancora oggi visibili, per poi divenire la residenza di caccia del re goto Teodorico alla fine del V secolo d.C.

Nello stesso periodo, l’eremita Hilarius comincia ad edificare un’abbazia che diventerà un punto di riferimento per le parrocchie dell’intera vallata.

L’uomo di Dio, meglio noto come Sant’Ellero, avuti ampi possedimenti dal patrizio ravennate Olibrio che ha appena esorcizzato, incontra proprio qui Teodorico durante la sua furiosa cavalcata volta ad andare a punire l’uomo.
Il famoso incontro-scontro di Ellero con Teodorico è ricordato da un bassorilievo del VIII secolo conservato al museo Mambrini di Galeata, che rappresenta Teodorico a cavallo dinanzi al sant’uomo mentre lo benedice.

Una scena simile, raffigurante la cavalcata infernale di Teodorico in contrapposizione con la beatitudine dei santi si trova anche scolpita nella facciata della basilica di San Zeno a Verona, dove aveva dimorato il re ostrogoto.

Non lontano dall’abbazia di Sant’Ellero di Galeata vi era una maestosa quercia sotto cui sarebbe stato ucciso a tradimento Gianciotto Malatesta, già sposo di Francesca Da Polenta e di lei anche l’assassino, come ci ricorda il celebre canto V dell’Inferno dantesco.

Pare insomma che Galeata sia una sorta di ‘luogo del giudizio’.