La Battaglia di Ravenna, benché ignorata dalla storiografia italiana classica, è ben nota a quella francese.
L’11 aprile 1512, la domenica di Pasqua, Ravenna viene messa a ferro e fuoco dai francesi, comandati dal valoroso Gaston de Foix duca di Nemours, nipote del re di Francia Luigi XII, meglio conosciuto come la “Folgore d’Italia”, che decederà sul campo.
L’esercito francese affrontò e batté sul campo la cosiddetta Lega Santa, formata da spagnoli e napoletani. Restarono a terra circa ventimila fanti e cavalieri spagnoli, napoletani, tedeschi, veneziani, ferraresi, francesi.
Alla battaglia pare abbiano partecipato anche personaggi illustri come il Baiardo, il de La Palisse e Ludovico Ariosto.
Le cronache del tempo non si risparmiano:“Crudelissima battaglia fu quella di Ravenna, più crudele che fusse mai dopo la rotta di Canne. Quello giorno che fu il giorno di Pasqua de la resurrectione, se Spagna pianse, Franza non rise” (Antonio Grunello).
Il triste presagio della catastrofe sarebbe stato annunciato dalla nascita di un terribile mostro l’anno precedente, venuto a vendicare tutti i peccati e le atrocità commessi in Italia a quel tempo e noto in Francia come le “monstre de Ravenne”.
Si tratta di uno dei conflitti più cruenti di tutti i tempi rappresentando una sorta di spartiacque del mondo moderno, grazie all’avvento dell’artiglieria pesante.
A ricordo, sull’argine sinistro del fiume Ronco, in zona Madonna dell’Albero, venne posta nel 1557 dal cardinale Pier Donato Cesi una stele circondata da alti cipressi, nota comela Colonna dei Francesi.