Beatrice incontra Dante secondo il pittore inglese Henry Holiday (1883)

Dalle pubbliche letture della Divina Commedia alla comparsa dell’editoria, dalle illustrazioni di Gustave Doré alle campagne pubblicitarie, non esiste paragone che regga di fronte al personaggio di Dante.

Delle tante mostre, spesso noiose, dedicate al Sommo Poeta in tutta Italia in occasione del settecentenario dalla sua morte, certamente la più originale e godibile è quella attualmente in corso presso il Museo d’arte di Ravenna, ospitato in quella che tutti conoscono come la Loggetta Lombardesca.

Fin dal Trecento la grandezza di Dante fu quella di far breccia nel cuore del popolo, grazie alla tradizione orale che ne tramandava i versi di generazione in generazione, fatto che irritò eminenti letterati del calibro di Francesco Petrarca.

Uno degli aspetti determinanti fu sicuramente l’uso del volgare, che racchiude un buon 50% del vocabolario fondamentale italiano attualmente in uso e che ci ha regalato espressioni attualissime quali “star freschi”, “bel paese”, “dolce vita”.

La fortuna di Dante come personaggio, tuttavia, esplode in epoca risorgimentale, quando il poeta esule diventa icona dell’eroe nazionale e, in quanto simbolo dell’italianità nel mondo, verrà poi sfruttato a livello commerciale.

È proprio alla fine dell’Ottocento che la famiglia genovese Costa intitolerà a Dante il proprio olio d’oliva destinato agli Italiani emigrati in America, stampandone il volto sulle latte; ma accade lo stesso con una nota marca di vermouth torinese e, più tardi, con un inchiostro bolognese, delle lamette da barba, dei cioccolatini francesi e le macchine per scrivere Olivetti.

È del 1912 il noto manifesto pubblicitario per la macchina M1 Olivetti, realizzata dal veneziano Teodoro Wolf Ferrari, scelto come locandina della mostra.

Non da ultimo risulta geniale lo sfruttamento commerciale del Purgatorio dantesco per pubblicizzare l’effetto benefico della magnesia San Pellegrino o delle acque dei Bagni di Montecatini, con leggere modifiche alle terzine dantesche dall’evidente effetto comico.