Oratorio di San Sebastiano a Forlì

Il venti gennaio ricorre la festa in onore del martire di origine francese ucciso a colpi di frecce nel 288 a Roma, venerato come santo dalla Chiesa Cattolica e Cristiana Ortodossa e invocato contro le pestilenze.

Un proverbio popolare afferma che “San Sebastiano porta la viola in mano”, ossia la natura si risveglia, dopo il lungo sonno invernale, tanto che da questa data in poi le galline ricomincerebbero a deporre le uova.

Seconde altre credenze, si dice anche che  “San Sebastiano ha un’ora in mano”, poiché dal 20 febbraio le giornata cominciano ad allungarsi in modo sensibile.

In Romagna, tuttavia, esiste un detto più diffuso che recita come segue: “San Bas-ciân e fa tarmê la coda a e’ cân”.

Difatti, da questa data fino ai cosiddetti “giorni della merla”, ci sarebbe un abbassamento importante delle temperature, tanto da far tremare perfino la coda ai cani.

I giorni della merla prendono lo spunto da un’antica fiaba secondo cui questi uccelli sarebbero stati originariamente bianchi.

Una merla, tuttavia, che aveva deriso gennaio per non essere stato capace di far abbastanza freddo, fu poi costretta a rifugiarsi coi suoi piccoli in un camino tutto sporco di fuliggine.

Da allora tutta la sua discendenza fu costretta ad avere il piumaggio nero, come lo conosciamo oggi.

In quei giorni, in Romagna, usa dire: “I dè dla merla, no fê zérla”, laddove la ‘zerla’ indica la bacchetta preposta a pungolare i buoi durante l’aratura dei campi.