La storia di quasi tutte le città romagnole comincia in genere con i Romani, eppure l’origine etrusca di molti toponimi è evidente.
Il nome di Ravenna è legato al nome Ràsenna o Raśna, termine che gli Etruschi usavano per se stessi, così come Cesena pare derivi dall’etrusco Keizna.
I Romani si sono appropriati delle radici della cultura etrusca, facendole proprie e calpestandone spesso la memoria.
La fondazione delle città secondo i due assi ortogonali detti cardo e decumano e visibili ancor oggi in abitati come Rimini era in uso presso gli Etruschi, così come gli auspici, ovvero la divinazione legata all’osservazione degli uccelli.
L’antica Cervia, Phycocle, in greco luogo delle alghe, è nota per la presenza di un emporio etrusco, attivo prevalentemente per il commercio del sale.
Provengono dalla zona di Montaletto gli unici due resti archeologici del cervese riferibili con sicurezza al VI-V secolo a.C.: un bronzeto alto 11,5 cm, raffigurante un offerente ammantato di produzione etrusca, e un’ansa bronzea di oinochoe, brocca di fattura umbra, altro influenza preromana presente in Romagna.
Lungo la costa adriatica e la Valle Padusa scendeva l’ambra dalle aree baltiche fino a Ravenna-Cervia, passando per Spina.
Il Museo Civico archeologico di Verucchio presenta straordinarie tracce della civiltà villanoviana, governata da un’élite di principi guerrieri.
Vi sono conservati antichi abiti, troni, armi e magnifici oggetti d’artigianato, tra cui pendagli, orecchini, monili e collane della rinomata oreficeria etrusca, fiorente fra VIII e VII secolo a.C.
L’ambra occupa un posto d’onore, poiché la resina fossile era per gli Etruschi un dono del sole, dotato di proprietà terapeutiche e destinata prevalentemente ai nobili.