Il sale da sempre ha reso magico questo luogo: fondata da Greci ed Etruschi, contesa dai Signori del Medioevo e del Rinascimento fino a Napoleone e ai Papi, amata da grandi poeti ed artisti, Cervia ospita da 49 anni la mostra d’arte floreale a cielo aperto più grande d’Europa.
La storia di Cervia è sempre stata avvolta da un alone di mistero considerando che i documenti ed i reperti ad essa legati sono veramente esigui.
Inizialmente la città era conosciuta come Ficocle, nome di origine greca ma poi venne interamente distrutta dall’Esarca Teodoro nel 709, essendosi alleata a Ravenna contro Costantinopoli. Fu poi ricostruita in un luogo più sicuro, al centro del Prato della Rosa, all’interno della Salina.
La “città nuova” si rendeva così inespugnabile, ma non poteva certamente garantire agli abitanti del sito condizioni igieniche e di salute ottimali. Il suo nome, Cervia, era probabilmente dovuto alla presenza di “acervi”, enormi mucchi di sale depositati ai margini della salina dopo ogni raccolta che, allora come oggi, avveniva verso la fine dell’estate.
Dopo varie proposte avanzate in seno allo Stato pontificio, nel novembre 1697, Papa Innocenzo XII ordinò la ricostruzione di una nuova città. Il chirografo pontificio indicava esattamente il numero delle case da costruirsi, la posizione della cattedrale, del palazzo vescovile e delle carceri per una spesa complessiva di 35-40.000 scudi. Ampio spazio fu lasciato per i due magazzini del sale e l’annessa Torre San Michele, peraltro già costruiti dal 1691 per contrastare le incursioni piratesche.
La città che è risorta tre volte dalle proprie ceneri come la mitica fenice, è riuscita a “risorgere” anche dalle ceneri della seconda guerra mondiale, vocandosi al turismo balneare.
Personaggi di spicco del panorama culturale italiano come Grazia Deledda, Giuseppe Ungaretti, Giovannino Guareschi, Mario Luzi e Tonino Guerra hanno contribuito alla nomea di Cervia, città giardino e del buon vivere.
Mai come oggi sembra attuale la celebre frase di inizio Trecento pronunciata dal cardinale Bertrando del Poggetto: «plus habemus de parvula Cerviola, quam de tota Romandiola».