Quadro di Botticelli a Madrid
Dipinto della novella di Nastagio degli Onesti realizzato da Sandro Botticelli e conservato al Prado di Madrid.

Il celebre scrittore certaldese visitò la città di Ravenna ben due volte, attratto dal ricordo di Dante Alighieri, che qui terminò il ‘divino poema’.

Dopo avere passato l’adolescenza a Napoli, al seguito del padre mercante e il malinconico ritorno a Firenze, in evidenti difficoltà economiche, arriva a Ravenna in cerca della protezione di un signore e di un incarico diplomatico remunerativo.

Così, dal 1345 al 1346 si stabilisce alla corte di Ostasio da Polenta, a cui dedica la volgarizzazione di parte dell’opera di Tito Livio “Ab urbe condita”, mentre per i successivi due anni risiede a Forlì presso Francesco II Ordelaffi detto il Grande, seguendo le orme del Sommo predecessore.

La peste nera lo costringe a tornare a Firenze, dove tuttavia compone il suo capolavoro, il Decameron, inserendo nell’ottava novella della quinta giornata il nobile ravennate Nastagio degli Onesti con il topos della caccia selvaggia, rappresentata in quattro celebri pitture di Sandro Botticelli.

Nel 1350, dopo avere rinsaldato l’amicizia col Petrarca, Boccaccio torna a Ravenna per portare a Suor Beatrice, figlia di Dante Alighieri, 10 fiorini d’oro da parte dei capitani della compagnia di Orsanmichele.

In quest’occasione, Antonia Alighieri traccia un profilo del padre che il prosatore toscano riporta nel “Trattatello in laude di Dante”:

«Fu adunque questo nostro poeta di mediocre statura, e, poi che alla matura età fu pervenuto, andò alquanto curvetto (…). Il suo volto fu lungo, e il naso aquilino, e gli occhi anzi grossi che piccioli, le mascelle grandi, e dal labbro di sotto era quel di sopra avanzato; e il colore era bruno, e i capelli e la barba spessi, neri e crespi, e sempre nella faccia malinconico e pensoso».