Il compositore lughese, classe 1880, diresse il concerto che si tenne presso il Teatro Alighieri il 27 settembre 1932 in occasione del III Congresso internazionale di archeologia cristiana.
Francesco Balilla Pratella, figlio di un maestro di chitarra, dopo avere seguito i corsi di Mascagni, si diplomò al conservatorio di Pesaro nel 1903.
Il suo celebre Manifesto tecnico della musica futurista del 1911 aprì la strada alla polifonia in senso assoluto e al ritmo libero.
Nel 1912 l’editore bolognese Bongiovanni lo definì il punto di riferimento del panorama musicale futurista, pubblicando un volume dal titolo Musica futurista.
Tuttavia, prima del suo incontro con Marinetti e il futurismo presso il Teatro comunale di Imola, Pratella si era interessato ai canti popolari romagnoli che lo porteranno a comporre l’opera in cinque parti Romagna.
Frequentò il musicista forlivese Cesare Martuzzi e pose, per primo in Italia, le basi per uno studio sistematico del folklore, armonizzando il coro a voci miste dei canti della sua terra.
In occasione del III Congresso internazionale di archeologia cristiana, tenutosi a Ravenna dal 27 al 29 settembre 1932, diresse un importante concerto organizzato in onore dei congressisti, che si concludeva con l’esecuzione di cante romagnole del gruppo folcloristico ravennate dei canterini di San Pietro in Vincoli diretto dal maestro di coro Bruto Carioli, originario di Alfonsine.
Oggi, presso la biblioteca Trisi di Lugo, si può visitare la ‘sala della musica’ che espone il pianoforte e la scrivania del Maestro Pratella, oltre ad oggetti legati ad altre importanti personalità locali legate alla musica e alla musicologia.