Pioniere dell’erboristeria e botanico, il professor Ceroni nacque a Casola Valsenio nel 1913, dove morì nel 1999 dopo essere stato definito da un giornalista americano the italian Lavender’s father.

«Un giorno, sarà stato il 1947, il Professore entrò in classe con una pianta strana, che non avevamo mai visto. Ci spieghò che era lavanda, dalla quale si estraeva un profumo», così ricorda un’allieva del professore.

All’inizio del 1957 i casolani seguivano incuriositi e un po’ scettici la realizzazione del primo lavandeto che, gradone dopo gradone, copriva il lato sud del Monte dei Pini, assieme ad altre piante officinali.

Tuttavia, la lavanda autoctona presente secoli prima, detta Lavandula officinalis o spica, pur ibridata coi ‘lavandini’ provenienti dal cuneese e dalla costa ligure, non reggeva il confronto con la resa in olio essenziale delle varietà coltivate in Francia.

Nel 1958 Il professor Ceroni si reca in Francia e seleziona un ibrido denominato Lavandula hybrida RC (cioè, Rinaldi Ceroni), con una elevatissima resa in essenza, come risulta dalle prove di distillazione che dal 1959 accompagnano studi e sperimentazioni tra Casola Valsenio, Brisighella e Riolo Terme.

Nasce così la Strada della Lavanda, che attraversa trasversalmente la vallata del Senio all’altezza di Casola creando un contrasto paesaggistico tra tra gessosi calanchi, il verde della natura, le ginestre e il viola della lavanda in fiore.

Questo territorio, definito anche la “piccola Provenza italiana” ha uno stretto legame con le piante officinali, tra le quali primeggia, appunto, la lavanda, che fiorisce intorno alla ricorrenza di San Giovanni Battista.

In Romagna, difatti, la notte di San Giovanni, tra il 23 e il 24 giugno, usa ancora oggi raccogliere lo spigo benedetto di San Giovanni.