Quinta tappa del nostro tour alla scoperta della Romagna. Un percorso di dodici chilometri
Lavezzola nasce nel XV secolo come feudo che gli Este concedono a Giacomo della nobile famiglia dei Lavezzoli: la concessione del territorio compreso fra il Po di Primaro e la località La Frascata garantiva la sicurezza dei confini settentrionali della Romandiola. Il piccolo centro si ergeva in un paesaggio vallivo che, dalla sponda destra del fiume, si incuneava verso Sud, dove fluivano le acque del Senio e del Santerno che stagionalmente facevano riaffiorare terre emerse e colmavano di detriti gli specchi acquitrinosi.
Il “torbidissimo” Santerno, con le sue divagazioni di percorso, fu prezioso per la bonifica dei terreni, mentre il Canale Zaniolo, ampio e di notevole portata, era funzionale sia alla navigazione sia alla molitura. Nel Trecento se ne attesta la navigabilità con una catena, “un posto di blocco” alla Bastia per la riscossione dei dazi e per contrastare traffici illeciti. Inoltre nel 1565 alimentava ben venti mulini e sembra che anche la sua denominazione tragga origine dalla proprietà di un certo mugnaio Martino, come risulta da un atto notarile del Trecento che cita il fossatum Martini Zanioli.
Inoltre per secoli fu fondamentale il Primaro, una sorta di arteria stradale con i suoi percorsi via acqua e sugli alti argini, sopraelevati, asciutti e facilmente percorribili a ridosso delle bassure paludose circostanti.
Data la morfologia del territorio, è sempre stato necessario governare le acque per gestione rotture che, annualmente inondavano la campagna, allagavano i coltivi e impedivano l’attività molitoria. Problemi che verranno risolti con l’immissione definitiva del Reno nel Po di Primaro, grazie a lavori di scavo e arginature con foce a mare alla fine del XVIII secolo.
Nel cuore dell’abitato merita un’occhiata l’ottocentesca Villa Verlicchi, per poi procedere verso La Frascata, il cui toponimo deriva dal diritto “di frasca” di cui godevano i primi abitanti dediti alla pesca e alla caccia, prima di strappare alle acque e alle selve terra coltivabile. Dopo aver oltrepassato l’Oratorio di Passogatto e il Santuario Vergine di Loreto, si attraversa poi il ponte sul Santerno.
Prima di arrivare a Santa Maria in Fabriago, si attraversa San Bernardino, passando accanto a una piccola via detta “carrara della fortuna”, dove alla fine dell’Ottocento si “sgonfiò” una mongolfiera decollata da Bologna: il passeggero atterrò sano e salvo e dove la mongolfiera toccò terra è ancora collocato un cippo. All’uscita del paese, si può ammirare la seicentesca Villa Tamba (in località Bellaria). Si giunge infine a Santa Maria in Fabriago.