Lugo celebra il 104esimo anno dalla scomparsa dell’aviatore romagnolo
Domenica 19 giugno, in occasione del 104° anniversario della morte di Francesco Baracca, il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare Generale di Squadra Aerea Luca Goretti ha partecipato, assieme al sindaco Davide Ranalli, alla deposizione della corona sul monumento all’aviatore lughese, medaglia d’oro al valor militare ed eroe della prima guerra mondiale, scomparso il 19 giugno 1918 mentre era in missione durante il conflitto.
Francesco Baracca (Lugo 1888 – Montello 1918) fu un aviatore italiano durante la Grande Guerra. Iscrittosi alla Scuola Militare di Modena, nel 1912 venne inviato in Francia per seguire un corso di aviazione. Da subito mostrò grandi capacità e divenne uno degli uomini più abili nel pilotare un aereo all’inizio degli anni ’10 intuendo immediatamente le grandissime potenzialità che questa macchina poteva dare nelle operazioni belliche. Quando l’Italia entrò in guerra, Baracca accelerò la sua preparazione su un nuovo tipo di aerei, i Nieuport. La prima azione venne effettuata il 25 agosto 1915 e il 7 aprile 1916 ottenne la sua prima vittoria, costringendo un aereo di ricognizione austro-ungarico all’atterraggio. Da quel momento il pilota romagnolo iniziò a collezionare numerosi successi che riempirono le pagine di tutti i giornali dell’epoca.
La sua popolarità accrebbe ancora di più quando nella primavera del 1917 venne formata la 91° Squadriglia, composta da quelli che furono definiti gli “Assi”. Molto probabilmente, fu in questo periodo che nacque anche l’idea di scegliere come suo simbolo personale un cavallino rampante di colore nero (in seguito riutilizzato da una nota casa automobilistica italiana). Intervenne in moltissime battaglie ottenendo 34 vittorie (36 secondo l’esperto di storia dell’aviazione Roberto Gentilli): fu protagonista nei cieli del Carso e delle Prealpi Giulie mentre in seguito sorvolò la zona del Basso e Medio Piave. Proprio all’apice della sua carriera, durante la Battaglia del Solstizio, venne colpito a morte sulla collina del Montello (19 giugno 1918) e l’uomo si trasformò definitivamente in un mito.