Tra le tante persone che si riversano sulle coste della Romagna, c’è anche chi va in acqua per fare qualche bracciata
A pochi passi dalla nostra Romagna, nel 1888, nacque sulle rive del Po la Federazione Italiana Canottaggio. E’ un giorno bisestile, il 29 febbraio, quando, su iniziativa dei circoli torinesi prende vita il Rowing Club Italiano, con cinque sodalizi affiliati. Nacque così una delle prime Federazione Sportiva destinata, con altre consorelle, a formare poi il Coni. Sono i primi tentativi di creare un’istituzione la quale – radunando le allora non numerose società remiere italiane – avesse la competenza, l’autorità e lo slancio necessario ad avviare lo sviluppo del canottaggio.
Il canottaggio in Romagna
Da quegli anni fino ad arrivare ai giorni nostri, il canottaggio non è mai passato di moda tant’è che nelle nostre zone ed in particolar modo nelle città balneari della riviera, sono tante le persone che sfidano le onde del mare per fare qualche bracciata. I più esperti e coloro che praticano abitualmente questo sport hanno i loro remi e la propria canoa. Coloro, invece, che si avvicinano a questa disciplina per la prima volta possono noleggiare ad ore l’attrezzatura necessaria anche in riva al mare, proprio come succede con i pedalò.
Come si pratica
Il canottaggio è uno sport di velocità e resistenza che utilizza delle barche dalla forma affusolata, nella quale gli atleti siedono su seggiolini mobili (chiamati carrelli), scorrevoli o fissi orientati verso poppa e usano dei remi per far muovere l’imbarcazione. Le principali differenze nelle imbarcazioni sono date dal numero di componenti dell’equipaggio, dal numero di remi azionati da ogni vogatore e dalla presenza o meno di un timoniere. Nelle barche con più di un vogatore è molto importante la figura del capovoga cioè colui che siede sul primo carrello partendo da poppa. Il suo compito è quello di dare il giusto ritmo e di scegliere una giusta strategia di gara.