
In campo si rifiutò di fare il saluto romano. Morì a 34 anni in uno scontro a fuoco con i nazifascisti nei pressi di Gamogna a due passi da Marradi
Nato a Faenza nel 1910, già all’età di 14 anni siede in panchina nella squadra della sua città. Frequenta a Imola l’Istituto Agrario, cercando di conciliare lo studio con gli allenamenti. All’età di 16 anni è già titolare nel Faenza, che nel 1926/27 disputa il campionato di Seconda Divisione.
Nell’estate del 1929 a soli 19 anni Bruno Neri viene acquistato dalla Fiorentina con l’enorme cifra di 10 mila lire. Alla presidenza del club viola c’è il marchese Ridolfi, fascista e squadrista della prima ora, considerato da Mussolini un buon gerarca, che vuole allestire una squadra competitiva per passare nel campionato di serie A. Quell’anno la Fiorentina raggiunge un onorevole quarto posto e il mediano faentino disputa un campionato d’eccezione.
La vittoria del campionato e la convocazione in Nazionale
L’anno successivo, i viola vincono il campionato di serie B con tre giornate di anticipo e il merito principale di quell’annata calcistica strepitosa, a giudizio unanime della stampa sportiva, è di Bruno Neri.
A 22 anni per il calciatore di Faenza arriva la convocazione nella Nazionale B, allenata da Vittorio Pozzo, l’esordio è Italia-Austria che si disputa il 5 maggio 1932. Neri continua a giocare nella Nazionale B fino al 1936, quando è inevitabile la convocazione nella squadra maggiore, quella che aveva vinto il Campionato del Mondo del 1934. È il 25 ottobre del 1936 e a Milano si gioca Italia–Svizzera finita con un netto 4 a 2 per l’Italia. Ecco quanto riferisce del mediano di Faenza la Gazzetta dello Sport: “Neri imposta magnificamente l’azione che sviluppa Meazza, Ferrari, Piola”.
La morte in guerra
Dopo la Fiorentina, gioca nel Torino fino al 1940, quando a seguito di una serie di incidenti deve ritirarsi all’età di 30 anni. Disputa la sua ultima partita a Milano in occasione di Ambrosiana-Torino, finita 5 a 1 per la squadra nerazzurra. Tornato a Faenza, Neri entra nella Resistenza, su autorizzazione del Cln, fonda l’Ori (Organizzazione resistenza italiana), che ha il compito di fare da ponte tra le varie brigate partigiane. Entra a far parte del battaglione Ravenna. Il 10 luglio del ’44, Bruno Neri e il suo amico Vittorio Bellenghi, giocatore di pallacanestro, su autorizzazione di Vincenzo Lega, comandante del battaglione Ravenna, vanno in avanscoperta per verificare che non vi siano tedeschi sulla strada che stanno costruendo tra Marradi e San Benedetto in Alpe. Nei pressi della chiesa di Gamogna, dove sorge il cimitero, vi è una improvvisa svolta, lì si imbattono in un gruppo di una quindicina di tedeschi. Bellenghi e il comandante partigiano Berni, mediano della nazionale e compagno di squadra di Piola e Meazza, muoiono sul campo.