
Il faentino Riccardo Gatti reinterpretò una tecnica dalla consolidata tradizione come la ceramica innestandovi le forme e il dinamismo cromatico tipici del Futurismo.
Riccardo Gatti nacque a Faenza nel 1886. E fu indubbiamente la disciplina artistica in cui la sua città natale da secoli eccelleva – la ceramica – ad influenzare la sua formazione.
Tuttavia, egli subì anche l’influsso delle nuove correnti artistiche di fine Ottocento: infatti realizzò una serie di ceramiche ispirate alle tematiche del Futurismo.
Anzi, egli realizzò persino opere in “forme originali e in qualche caso “ardite” come i piatti e le tazzine da caffè esagonali a richiamo della forma di un bullone meccanico” (cit. da C. Casali e V. Mazzotti, Guida al Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, EMIL Edizioni, 2016, p. 106).
La sua carriera lo portò anche ad aprire una sua propria bottega, tuttora in attività. E proprio in questa bottega vennero creati lo splendido vaso presentato in copertina e persino un piatto che Filippo Tommaso Marinetti in persona iscrisse con una dedica a Giuseppe Fabbri, protagonista della scena futurista emiliano-romagnola.
Inoltre, Gatti espose sue produzioni anche nelle mostre personali dell’imolese Mario Guido Dal Monte, altro esponente della corrente futurista in Romagna.